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Svizzera marginalizzata nell’Europa delle regioni

La bandiera di Regio Basilensis, uno dei punti forti della cooperazione transfrontaliera svizzera. www.regbas.ch

Le regioni svizzere di frontiera sono preoccupate: nell'Europa allargata, la priorità verrà oramai data a quelle dei paesi dell'est.

Gli aiuti dell’Ue andranno quindi ai progetti transfrontalieri concernenti le regioni più sfavorite, a detrimento delle iniziative in atto da una quarantina d’anni.

I ministri dei 25 stati dell’Unione europea (UE) dovranno discutere, il mese prossimo, della pianificazione finanziaria per i prossimi anni.

Il nuovo commissario europeo alla politica regionale, l’ungherese Péter Balázs, mira essenzialmente a sopprimere le disparità economiche esistenti fra i cittadini comunitari. In cantiere c’è un gigantesco programma di sviluppo fra il 2007 e il 2013 dell’ammontare di 336,3 miliardi di euro, in gran parte a beneficio delle regioni più sfavorite.

In paragone, i fondi che saranno stanziati per la cooperazione transfrontaliera sembrano modesti: 1,9 miliardi di euro all’anno.
E anche qui, il commissario ungherese ritiene che bisogna concentrarsi sulle nuove frontiere esterne, come pure sulle regioni transfrontaliere comuni ai vecchi e ai nuovi stati membri.

In questa scelta dell’UE pesa in particolare l’opinione della Germania, il cui governo si è espresso in favore di una concentrazione degli sforzi sulle nuove frontiere. Anche la Baviera considera più impellente il sostegno alle zone di confine con la Cechia.

Posizioni sfumate

Vi sono però anche posizioni più sfumate: Peter Straub, presidente del Comitato delle regioni dell’UE e del parlamento regionale del Baden-Württemberg, assicura che la sua regione intende proseguire sulla strada percorsa finora, cooperando con la vicina Basilea e la Francia.

“Sono convinto che bisogna far prova di solidarietà verso i paesi dell’est”, ha detto Straub in un’intervista all’agenzia ats. ” Ma questo non deve significare l’abbandono dei progetti esistenti, tanto più che i nuovi paesi membri non potranno far un uso coscienzioso di tutti i fondi a disposizione”.

In ogni caso, per la Svizzera il processo in atto potrebbe significare una brusca battuta d’arresto per molte iniziative transfrontaliere. I programmi di cooperazione fanno parte della strategia di integrazione «soft» varata da Berna: per Interreg III (concepito per gli anni 2000-2006) il parlamento ha stanziato un credito quadro di 39 milioni di franchi.

Futuro incerto

Secondo Rudolf Schiess, capo della sezione Politica regionale e d’assetto del territorio in seno al Segretariato di stato dell’economia (seco), nessuno è oggi in grado di dire come si andrà avanti, tanto più che anche la Confederazione sta varando un nuovo piano di risparmi.

“Le ricadute per i progetti già in corso… non saranno certamente immediate, perché il commissario Balász fa riferimento al periodo 2007/2013”, osserva dal canto suo in un’intervista al Corriere del Ticino il segretario della Regio Insubrica Roberto Forte. “Ma possono essere fonte di preoccupazione a lungo termine”.

“In un certo senso è però comprensibile che la preoccupazione principale dell’UE si rivolga oggi ad un riequilibrio fra i Quindici e i Dieci”, dice ancora Forte.

Una riduzione dei finanziamenti avrebbe conseguenze negative anche per la Regio Basiliensis, che copre la zona del Reno superiore, tra Svizzera, Germania e Francia. «Ci spiacerebbe moltissimo», dice a swissinfo il direttore Eric Jakob, «perché oramai da dieci anni stiamo realizzando un’intesa politica transfrontaliera».

«E anche da Berna abbiamo avuto appoggi», prosegue Jakob, «per poter continuare questi programmi di promozione transfrontaliera».

Per Norbert Zufferey, segretario agli affari europei e transfrontalieri del Bacino lemanico, «si rischia pure di perdere una forma di mini-integrazione della Svizzera in seno all’UE».

«Un ruolo», specifica Zufferey, «svolto finora proprio dai programmi Interreg. Per la regione lemanica, da sempre favorevole all’adesione della Svizzera all’UE, sarebbe una delusione».

Intensa collaborazione

Sin dagli anni Sessanta, nelle regioni di confine tra Svizzera e Unione europea sono sorte associazioni regionali a carattere transfrontaliero. Confederazione e UE hanno contribuito in maniera determinante al loro finanziamento.

Dopo il no popolare all’adesione della Svizzera allo Spazio economico europeo nel 1992, molti cantoni hanno dimostrato un interesse crescente per queste forme di cooperazione con i vicini europei. E la Confederazione ne ha fatto un elemento della sua politica d’integrazione.

Tra le associazioni transfrontaliere a cui partecipano i cantoni svizzeri si possono ricordare il Consiglio del Lago Lemano, la Regio Basilensis, la Regio Insubrica, la Conferenza internazionale del Lago di Costanza, la Comunità di lavoro regioni alpine.

Fra i programmi finanziati nel quadro dei programmi Interreg vi sono gli uffici per frontalieri disoccupati a Chiasso, Como e Varese, lo scambio di informazioni sui veicoli elettrici leggeri fra Ticino e Norditalia, un’iniziativa sostenuta dalla «Regio Insubrica», programmi di scambi tecnologici nel Giura o il progetto Biovalley nella regione basilese..

swissinfo e agenzie

Tra il 2007 e il 2013, l’Ue investirà 75 miliardi di franchi all’anno nello sviluppo delle regioni più sfavorite.
Per la cooperazione transfrontaliera sono previsti 3 miliardi di franchi all’anno.

Tempi duri per i programmi di cooperazione transfrontaliera tra la Svizzera e l’Unione europea.

L’Europa dei 25 si vuole concentrare tali programmi sui nuovi stati membri, mentre in Svizzera incombono le misure di risparmio della Confederazione.

Risultato: un clima è d’incertezza per il futuro dei progetti ai quali partecipa al Svizzera.

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