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Storica elvetica nella lotta francese contro le discriminazioni a scuola

Nelle scuole in Francia, come in questa classe a Parigi, spesso gli allievi sono originari di Paesi molto diversi. Olivier Laban-Mattei/AFP

Insegnante e ricercatrice specializzata nell'emigrazione svizzera, Anne Rothenbühler ha ricevuto una missione impegnativa in Francia: il Ministero dell'educazione nazionale l'ha incaricata di attuare dei programmi di lotta contro le discriminazioni a scuola. Incontro.

È su una panchina a square Sainte-Clotilde, nell’opulento settimo circondario di Parigi, che Anne Rothenbühler ci ha dato appuntamento. Un incontro all’aperto per godere dei primi raggi di sole primaverile. “Come ci si sente bene a prendere un po’ d’aria”, dice con un grande sorriso. Il suo ufficio si trova a pochi passi, presso il Ministero dell’educazione nazionale francese.

L’esperta svizzera, dallo scorso dicembre, fa parte della Missione antidiscriminazione, una piccola unità di specialisti che si occupa di laicità, razzismo, antisemitismo, LGTB e parità di genere. “Mi batto contro il concetto di essenzializzazione, la categorizzazione degli individui. Elaboriamo strumenti per gli insegnanti e formazioni per i quadri, rispondiamo alle domande dei parlamentari. I problemi incontrati negli istituti sono molto eterogenei. La scuola è una cassa di risonanza della società”.

Foto formato passaporto di Anne Rothenbühler
Anne Rothenbühler 1981 Nasce in Colombia e poco dopo è adottata da una coppia svizzera. 1995 La famiglia si trasferisce in Francia. 2006 Diventa docente liceale di storia. 2015 Pubblica la tesi di dottorato «Le baluchon et le jupon. Les Suissesses à Paris, itinéraires migratoires et professionnels (1880-1914)». 2018 Entra a far parte della Missione di lotta contro le discriminazioni, presso il Ministero francese dell’educazione nazionale. DR

Anne Rothenbühler ha insegnato storia per dodici anni nella regione di Parigi. Nei primi anni, si è fatta le ossa in scuole del “Réseaux d’éducation prioritaire” (REP, Rete d’insegnamento prioritario), ossia situate in quartieri abitati dalle fasce di popolazione meno abbienti.

Una vocazione? “Mi sono indirizzata verso l’insegnamento per finanziarmi durante la mia tesi, racconta divertita. Ma è un lavoro che ho svolto con grande piacere ed è un’esperienza che alimenta quello che faccio oggi. Anche se spesso avevo il mal di pancia prima di entrare in classe, mi sono sempre imbattuta in allievi che si facevano voler bene. Con rigore e imparzialità, si guadagna il rispetto e tutto funziona molto bene”.

Chiave di lettura elvetica

In questa scelta si potrebbe anche vedere un influsso familiare. Entrambi i genitori di Anne Rothenbühler insegnavano, la mamma biologia, il papà matematica. Ma quando parla della sua famiglia, la svizzera parla soprattutto del “virus” che le ha trasmesso: quello del viaggio e della scoperta del mondo.

Anne Rothenbühler è nata in Colombia. I genitori l’hanno adottata quando aveva cinque mesi. “Prima che io nascessi, avevano trascorso cinque anni in Africa”. In Svizzera, la famiglia traslocava regolarmente. Ha abitato nei cantoni di Vaud, Ginevra e Vallese, prima di trasferirsi in Martinica, “per un anno, solo per cambiare aria”. Al ritorno, si è stabilita in Francia, a Chartres. È lì che Anne Rothenbühler, allora adolescente, è andata a scuola prima di trasferirsi a Parigi per studiare storia.

Il fatto che viva in Francia da oltre vent’anni non incrina minimamente il suo attaccamento alla Svizzera. “I primi anni di vita sono fondamentali. Io mi sento completamente svizzera. Del resto analizzo la situazione francese con una chiave di lettura svizzera, che mi permette di fare un passo indietro e di avere uno sguardo più critico”.

Riguardo alla formazione, Anne Rothenbühler ammira il sistema svizzero di orientamento e apprendistato. “Diversi grandi dirigenti non hanno mai messo piede all’università, una situazione inimmaginabile in Francia. Ma se si presentano i vantaggi della Svizzera, ci si scontra immediatamente con l’idea che si tratta di un paese piccolo e ricco, e che le ricette che funzionano lì non possono quindi essere riprese altrove. Io, al contrario, difendo l’idea che si dovrebbe forse provare”.

Un angolo di paradiso

Il suo attaccamento alla Svizzera si manifesta anche nelle sue ricerche storiche. La sua tesiCollegamento esterno di dottorato verte sulle donne svizzere emigrate a Parigi alla fine del XIX secolo e all’inizio del XX. Provenienti da ambienti modesti, si stabilivano nella capitale francese, principalmente come domestiche in famiglie di ricchi. “Un tema favoloso! Quando parliamo di emigrazione svizzera, pensiamo alla ‘Auswanderung’ oltreoceano”.

L’emigrazione svizzera nei Paesi vicini è stata poco studiata. Tuttavia, in alcuni periodi, le svizzere costituivano la più grande comunità straniera di Parigi. “Era importante far riapparire quelle donne, farle rivivere. Avevo l’impressione di aprire una porticina sul XXI secolo a tutte quelle che ho trovato”.

Per realizzare il progetto di ricerca, la storica si è immersa con passione negli archivi francesi e dei cantoni svizzeri, e anche in quelli di antiche associazioni parigine, come il Circolo commerciale svizzero o la Società Svizzera di Beneficenza. “Certe famiglie cercavano specificamente domestiche svizzere tedesche, che non sarebbero state contaminate dalla grande città e non avrebbero cercato di negoziare o di andare altrove”.

La Svizzera è anche il luogo in cui Anne Rothenbühler va a “ricaricarsi le batterie”. Due o tre volte all’anno si reca con la figlia, il genero e il marito italo-francese nella casa di famiglia a Les Breuleux, nelle Franches-Montagnes. “Passeggio, mi godo il paesaggio e mangio tante cose che non trovo a Parigi: torta di Linz, fagioli secchi, tomme vodese”. Senza dimenticare il totché, il tipico dolce alla panna del Giura. “È il mio piccolo angolo di paradiso”. Attraverso il rumore della strada parigina, ci sembra di percepire in questa conclusione un lieve accento giurassiano.

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