Svizzeri dell’estero: i voti riscoperti
Dall'introduzione del diritto di voto all'estero nel '92 i partiti hanno creato delle sezioni internazionali. Ma adesso intendono sfruttarne il potenziale elettorale.
Gli iscritti alle liste di voto all’estero sono già più di 80’000 e la tendenza è in crescita. I partititi in patria se ne sono accorti.
Il voto di domenica scorsa ha scosso gli animi. Un risultato tanto risicato non si era mai presentato. Nella votazione sull’iniziativa che voleva una decisa restrizione al diritto d’asilo, sono stati poco più di 3’000 i voti che hanno diviso il fronte del no da quello del sì. Un ruolo importante nell’evitare il cambiamento di rotta, proposto dall’UDC, lo hanno avuto gli svizzeri dell’estero.
In verità in soli tre cantoni i voti degli svizzeri all’estero si contano separatamente, ma in questa selezione il risultato è univoco: 6’612 hanno detto no, 2’581 hanno sostenuto l’iniziativa dell’UDC. Un caso chiaro dunque che sottolinea l’importanza dei votanti d’oltre frontiera.
Numero e interesse in crescita
Dal 1992 gli svizzeri dell’estero hanno diritto di voto. Dei 598’934 cittadini svizzeri residenti all’estero, solo 82’682 sono iscritti alle liste di voto. Malgrado il potenziale sia ancora grande, la cifra supera già quella di un cantone di grandezza media e può definire il risultato finale di un’elezione o di una votazione.
Dal 1992 in poi la loro presenza si è fatta notare. Malgrado sia difficile definire la posizione politica di chi abita lontano dalla Svizzera, si individua infatti una propensione delle opinioni verso un’apertura del paese.
Nel ’99 erano ben due i candidati per il Parlamento residenti all’estero. Uno per l’ormai estinto Anello degli indipendenti e l’altro per il Partito socialista. Ambedue annunciavano un impegno per l’apertura della Svizzera. “Malgrado non siano stati eletti – commenta il portavoce del PS Jean-Philippe Jeannerat – il risultato lascia ben sperare”.
Sezioni dei partiti per gli svizzeri all’estero
E i segnali che lasciano sottintendere l’importanza del voto fuori dal confine si sono cumulati: per esempio nella votazione per lo Spazio economico europeo del 1992 o per l’adesione all’ONU del 2002. Già dal luglio 1992, dunque da subito, il PRD ha organizzato una sezione all’estero per diffondere la sua opinione.
Poco dopo UDC e PPD si sono organizzati in modo analogo. Anche i socialisti svizzeri non hanno perso l’occasione di istituire una propria internazionale.
Finora tutti e quattro i partiti di governo si limitavano a rifornire di informazioni gli interessati. Normalmente si trattava di conoscenti, di membri attivi emigrati o amici di amici. Niente di professionale. Ma dal voto di domenica l’urgenza di agire è cresciuta notevolmente.
Nell’agenda politica per le elezioni del 2003
L’UDC non intende aspettare e vuole cambiare rotta: basta con la casualità. Ci vuole una strategia adeguata per informare adeguatamente i votanti. “Ma le ambasciate – lamenta la delegata per gli svizzeri all’estero Alki M. Panayides della segreteria centrale UDC – non permettono la propaganda politica diretta, dobbiamo cercare dunque altri canali”.
I socialisti rivelano invece che l’attenzione agli svizzeri dell’estero è più di una dichiarazione d’intenti. “Sono già nel programma d’azione per le elezioni del 2003”, conferma a swissinfo Jean-Philippe Jeannerat. Radicali e democristiani non hanno ancora un piano certo, ma i rispettivi responsabili delle sezioni internazionali stanno lavorando intensamente nella stessa direzione.
Come raggiungere i cittadini all’estero
Attualmente solo un quinto dei cittadini svizzeri all’estero è iscritto ai registi elettorali, ma il ministero degli esteri si impegna direttamente ad aumentare la partecipazione. I partiti, le formazioni che danno voce alle diverse opinioni all’interno delle istituzioni, hanno dunque l’interesse di conquistare i favori di questi nuovi attori del panorama politico.
Il problema più grande è come raggiungerli. Alcuni cantoni concedono gli indirizzi dei propri cittadini espatriati. Ma la gentilezza si limita alle questioni cantonali, non all’informazione costante.
Spedire poi in tutto il mondo opuscoli e indicazioni di voto costa molto. I socialisti ammettono: “Abbiamo appena chiuso un buco contabile notevole, adesso dobbiamo fare attenzione a come investiamo i soldi”.
Presso l’UDC invece non si citano cifre, ma si vuole puntare sulle nuove strategie di comunicazione. Costano poco e sono fruibili ovunque. Per questo internet sarà la piattaforma privilegiata, anche se non è ancora chiaro come identificare i potenziali destinatari. Radicali e socialisti dispongono già di una pagina speciale sul loro sito.
Per Julian Ottinger, politologo dell’Università di Friburgo, la crescente partecipazione al voto degli svizzeri dell’estero è un passo avanti per la democrazia elvetica. “Sarebbe pericoloso – precisa l’osservatore – dimenticare una parte tanto importante, anche se frammentata, della popolazione che con il passaporto mantiene una parte della propria identità rossocrociata”
Daniele Papacella, swissinfo
In un sondaggio rappresentativo realizzato da swissinfo/SRI a inizio 2002 risulta che ben il 48,1% degli svizzeri all’estero dispone di un accesso internet.
Solo il 18,8 per cento non ha contatti con il web.
Soprattutto negli Stati Uniti, ma anche in Europa la diffusione è molto alta e contribuisce a mantenere il contatto con la patria.
Non è dunque un caso che l’UDC punti, per la sua campagna di sensibilizzazione, soprattutto sui mezzi elettronici.
Con il sito del partito e con delle “news letter” si cerca di creare un contatto duraturo con i votanti. Un sistema consolidato e a prezzo basso.
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