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Swisscom, Al-Qaida e l’operazione «Monte Bianco»

Dal primo luglio addio all'anonimato anche per chi acquista delle schede prepagate per i cellulari Keystone

Un’inchiesta internazionale condotta dalla Svizzera e basata sui tabulati delle «SIM-cards» di Swisscom ha impedito ad Al-Qaida di commettere almeno tre attentati in Indonesia e in Arabia Saudita

Ai risultati dell’operazione «Monte Bianco», partita due anni fa, è dedicato un ampio articolo del New York Times.

L’operazione Monte Bianco comincia quasi per caso nell’aprile del 2002, quando Christian Ganczarski, sorvegliato dalle autorità tedesche perché sospettato di avere contatti con la rete terroristica di Al-Qaida, chiama qualcuno a Karachi, in Pakistan. Si tratta di una telefonata senza parole che gli investigatori interpretano come segnale in codice tra terroristi.

Qualche settimana dopo la polizia perquisisce l’abitazione di Ganczarski ed entra in possesso di alcuni numeri di telefono che comincia a monitorare. Si giunge così all’arresto di Khaled Cheikh Mohammed a Rawalpindi in Pakistan.

Il suo computer e i suoi telefoni contengono più di 6000 numeri che mettono le autorità sulle tracce di altri ricercati. Grazie anche alla collaborazione di Swisscom, l’azienda di telefonia elvetica alla quale fanno capo molti dei numeri dei cellulari coinvolti, si arriva all’arresto di diverse persone, tra cui otto accusate di far parte di una cellula logistica “svizzera” di Al-Qaida.

Fedeli a Swisscom

Il quotidiano di New York sottolinea come ad essere stata fatale agli indiziati sia una fedeltà quasi totale alle schede telefoniche prepagate di Swisscom. Chi vuole può acquistarle senza l’obbligo di fornire dei dati personali.

Inoltre la fitta rete di accordi internazionali di Swisscom permette il loro utilizzo praticamente ovunque. Le cose dovrebbero cambiare dal primo luglio, quando i rivenditori saranno obbligati a registrare i dati dei loro clienti.

L’anonimato però non è stato sufficiente a proteggere i membri di Al-Qaida. «Khaled Cheikh Mohammed», scrive il New York Times, citando un agente segreto europeo, «è stato vittima della propria ingenuità. Cambiava spesso telefono, ma usava sempre la stessa tessera SIM».

Le indagini hanno richiesto molto tempo, ma alla fine hanno portato a buoni risultati. E, stando alle dichiarazioni di un altro ufficiale coinvolto nelle indagini, «le autorità sono molto felici che Al-Qaida si sia dimostrata tanto fedele a Swisscom».

Per le autorità americane, conclude il New York Times, l’inchiesta rappresenta uno dei più grandi successi del dopo 11 settembre 2001. Si tratta inoltre di un bell’esempio di collaborazione fra stati diversi. Guidata dalla Svizzera, l’indagine ha mobilitato gli agenti di una dozzina di paesi, tra cui gli Stati uniti, il Pakistan, l’Arabia Saudita, la Germania, l’Inghilterra e l’Italia.

Una legge per scalfire l’anonimato

Non solo Al-Qaida, ma anche gli spacciatori di droga e altri malviventi hanno usufruito in passato dell’anonimato garantito dalle schede prepagate. La Svizzera ha tentato di correre ai ripari introducendo, come già l’avevano fatto Italia, Germania e Ungheria, l’obbligo di registrazione dei dati personali anche per la vendita delle «prepaid cards». La legge entrerà in vigore dal primo luglio 2004.

«Certo con la registrazione non si risolvono tutti i problemi», confida a swissinfo la parlamentare Doris Leuthard, attuale presidente ad interim del Partito popolare democratico e promotrice della legge. «Ma ci siamo decisi di introdurre l’obbligo di registrazione perché comunque aiuta a combattere meglio la criminalità».

E di questo sembrano essere convinti gli inquirenti. «Sono proprio i giudici istruttori che ci hanno resi attenti al fatto che l’obbligo di registrazione avrebbe facilitato il loro lavoro», continua la Leuthard. «Del resto serve anche come deterrente per i malintenzionati. Ora sanno che se sono registrati ed utilizzano il cellulare la polizia potrà risalire a loro».

swissinfo

11 settembre 2001: nell’attentato alle torri gemelle di New York muoiono 2700 persone
Aprile 2002: inizia l’operazione «Monte Bianco»
Settembre 2002: Khaled Cheikh Mohammed, ritenuto l’ideatore degli attentati dell’undici settembre, utilizza per l’ultima volta un cellulare con numero svizzero
Luglio 2004: in Svizzera entra in vigore l’obbligo di registrazione dei dati degli acquirenti di schede prepagate

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