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Swisscom rimarrà in libertà condizionata

Swisscom dovrebbe garantire il servizio pubblico universale almeno fino al 2012 Keystone

Il governo ha fissato mercoledì le «grandi linee» del suo progetto di privatizzazione di Swisscom, il gigante blu della telefonia elvetica.

Per gli analisti non c’è niente di nuovo. Dal canto loro, i sindacati pensano ad un referendum contro quella che definiscono «una strategia alibi».

Mercoledì, il Consiglio federale ha fissato gli obiettivi strategici per Swisscom. Ha inoltre stabilito i punti principali per l’elaborazione di un progetto sulla cessione della partecipazione di maggioranza da parte della Confederazione: la privatizzazione dovrebbe accompagnarsi a garanzie per il mantenimento del servizio universale e per la tutela dell’indipendenza aziendale. Il progetto dovrebbe essere posto in consultazione entro fine gennaio.

Dal profilo costituzionale nulla si oppone a una cessione della partecipazione, che è attualmente del 62,45%, afferma il governo in una nota. In consultazione andrà dunque soltanto un disegno di adeguamento della legge sull’azienda delle telecomunicazioni (LATC).

Swisscom è la sola impresa che disponga attualmente – e per parecchi anni ancora – di una rete di telefonia che copre l’intero territorio nazionale. Il governo intende dunque costringerla ad assicurare almeno fino alla fine del 2012 il servizio universale, anche in caso di privatizzazione. L’esecutivo considera pure l’introduzione di meccanismi per garantire l’indipendenza dell’operatore, come un limite superiore di partecipazione per gli azionisti.

Niente di nuovo

Gli analisti non sono stati colti di sorpresa dalla pubblicazione della strategia che il governo impone a Swisscom: «Niente di nuovo», è il verdetto. Il gruppo non potrà seguire una politica d’espansione indipendente.

Per quanto riguarda i dettagli del piano di privatizzazione, gli esperti lasciano trasparire un certo scetticismo. Impedendo che un azionista straniero prenda il controllo di Swisscom, non si fa un buon affare, ritiene Serge Zancanella, analista da Bordier & Cie. Attualmente, spiega Zancanella, in borsa vanno bene solo i gruppi suscettibili di essere acquistati.

Anche per Jérôme Schupp, di Syz & Co, l’azione Swisscom è destinata a stagnare. Serge Zancanella ritiene che il piano del Consiglio federale porti l’azione Swisscom ad avere il profilo di un’obbligazione: il corso del titolo presenterà poche variazioni.

Rischi sociali

Se da un punto di vista finanziario, Swisscom avrebbe tutto l’interesse di essere “acquisibile” da aziende straniere, da un punto di vista sociale questa eventualità presenta dei rischi. Un trasferimento in mani estere, riconosce Zancanella, «non sarebbe indolore» e genererebbe delle massicce ristrutturazioni.

Proprio questo temono i sindacati attivi nel settore delle comunicazioni. Il Sindacato della comunicazione, Transfair e Travail.Suisse hanno accolto con scetticismo gli obiettivi strategici del Consiglio federale per Swisscom. Se la privatizzazione si farà, minacciano di ricorrere al referendum.

La strategia del Consiglio federale è «polvere negli occhi» che non aggiunge nulla di nuovo agli obiettivi annunciati in novembre, commenta il Sindacato della comunicazione. Travail.Suisse, l’unione dei sindacati cristiani, punta il dito al rischio di sgretolamento del servizio universale e di soppressione d’impieghi.

Transfair, il sindacato del servizio pubblico, si oppone categoricamente ad una privatizzazione. Hugo Gerber, segretario generale di Transfair, ritiene che su questo punto il referendum è quasi certo. Considera meno problematici, per contro, i limiti imposti all’espansione all’estero di Swisscom, espansione che Transfair ha sempre appoggiato.

swissinfo e agenzie

Nel quadro dell’ultimo programma di riacquisto di Swisscom, il governo elvetico ha ridotto la sua partecipazione azionaria dal 66,1% al 62,45%.
Gli azionisti sono 64’000; dodici di loro detengono oltre 100’000 titoli ciascuno.
In paragone, il governo tedesco detiene il 37% del pacchetto azionario di Deutsche Telekom.
Quello francese il 33% di France Telecom.

Il 23 novembre il governo ha annunciato di voler cedere il pacchetto azionario di Swisscom in suo possesso (66,1%).

Il giorno seguente ha aggiunto di voler impedire ogni acquisizione di Swisscom all’estero.

L’acquisto dell’operatore irlandese Eircom è quindi stato sospeso all’ultimo minuto.

Il 2 dicembre il consiglio federale ha chiarificato il suo divieto alle operazioni all’estero, annunciando che riguarda esclusivamente gli operatori di telefonia fissa.

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