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Tabaccherie a luci rosse

Copertina del giornale satirico "Der neue Postillon" del 1897. Schweizerisches Sozialarchiv Zürich

Una mostra ripercorre i 50 anni di prostituzione che hanno caratterizzato la vita mondana di Zurigo alla fine dell '800.

L’esposizione “Bella Signorina, quanto costa?” presenta, per la prima volta, rari documenti e testimonianze dell’epoca.

„Non ho mai visto così tanta gente al museo!”, esulta d’entrata Felix Graf, collaboratore presso il Museo nazionale svizzero di Zurigo e promotore dell’esposizione.

L’appuntamento è di sicuro interesse, anche se l’argomento rimane ancora in parte tabù: la prostituzione.

Nel piccolo sottoscala del Museo della Bärengasse va infatti di scena uno spaccato della vita mondana della Zurigo dell’epoca. La mostra ripercorre la storia della prostituzione tra il 1875 ed il 1925.

Attraverso una concezione multimediale, l’esposizione tratta, per la prima volta in Svizzera, le condizioni di lavoro delle prostitute, le problematiche correlate – legalità e sanità – ed il dibattito sulla moralità che ne è scaturito.

La vasta offerta di documenti dell’epoca – lettere, manifesti di giornali satirici, filmati, fotografie, verbali di polizia – immerge il visitatore nel mondo “a luci rosse” zurighese.

Zurigo come Parigi



Nella scia dei processi di urbanizzazione e di industrializzazione del 19esimo secolo, le città si sono trasformate in centri di divertimento. Con la comparsa di case chiuse e “lucciole” da marciapiede, il fenomeno della prostituzione si è presto ritagliato il suo posto nel palinsesto delle offerte mondane. Anche ai bordi della Limmat.

Zurigo si appropria così dei vizi e svaghi della “Belle Epoque” parigina. Le viuzze del Niederdorf ricordano il ben più noto quartiere di Pigalle della capitale francese.

Prostituirsi per sopravvivere



La prostituzione era autorizzata in un’epoca in cui i nuovi ricchi non si sposavano prima dei 40 anni e le donne, dello stesso stato sociale, dovevano arrivare vergini alle nozze.

A Zurigo, la polizia enumerava non meno di 13 bordelli perfettamente legali e le ragazze girovagavano un po’ ovunque in città.

Le prostitute venivano spesso reclutate all’estero – sud della Germania, Alsazia o Ungheria – ma non mancavano le ragazze che venivano dalla campagna.

Povertà, solitudine e malattie complicavano non poco la vita di cameriere e lavandaie, che spesso optavano per questa “nuova” professione per arrotondare il misero salario.

Soldati e studenti i principali clienti

Cinque franchi. Questa era il prezzo che il cliente sborsava per comprare la compagnia di una ragazza.

Come rivelano alcune lettere ingiallite, i clienti dei bordelli erano soprattutto soldati e studenti. Non sorprende dunque che la maggior parte di queste “oasi di piacere” si siano sviluppate proprio vicino all’Università, nel quartiere del Niederdorf, e lungo la Limmat, nei dintorni della caserma.

Dai bordelli alle tabaccherie



Se non è stata immune dalle euforie della bohème parigine, Zurigo non lo è stata neanche dal puritanesimo vittoriano. Le associazioni di difesa della moralità cominciarono infatti a combattere l’esercizio della prostituzione.

La campagna raggiunse il suo apogeo nel 1897, quando una votazione popolare mise al bando le case chiuse.

Fine della prostituzione? Neanche per sogno. Chiusi i bordelli, le giovani “disoccupate” si sono spostate altrove, nelle tabaccherie.

A differenza di ristoranti e alberghi, i negozi di sigari non dovevano sottostare all’obbligo di una licenza. La polizia non poteva quindi intervenire e le “Zigarreuse”, le venditrici di sigari zurighesi, potevano tranquillamente continuare le loro attività.

Malgrado le condizioni igieniche restassero precarie, le tabaccherie avevano il vantaggio di offrire, nel retrobottega o al piano superiore, un ambiente quasi borghese. Per fissare gli appuntamenti vi si trovavano persino dei telefoni, merce rara a quell’epoca.

I rischi del mestiere



Sedendosi ad uno dei tavolini da salotto che arredano lo spazio dell’esposizione, si possono ascoltare con delle cuffie le letture di vecchi verbali della polizia.

Delle macabre foto in bianco e nero ripercorrono invece la triste vicenda di Berta Kleinhenne, una prostituta assassinata nella sua camera.

Dai rapporti di polizia affiora come lo statuto sociale delle prostitute influisse, in negativo, nelle inchieste. Rare infatti sono le denunce rivolte contro clienti o protettori, spesso pur sempre i maggiori indiziati.

Una sezione è pure dedicata alle campagne di prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili, quali sifilide e gonorrea. “Ricordano un po’ certe campagne contro l’Aids degli anni ’80, dove si proclamava la castità quale migliore soluzione”, spiega Felix Graf.

Altre voci, come quella di Auguste Forel, predicavano addirittura la sterilizzazione. Lo psichiatra svizzero non esitava a scrivere che: “La prostituzione è la massima scuola di tutti i vizi e anomalie sessuali”.

swissinfo, Luigi Jorio, Zurigo

Il Museo della Bärengasse di Zurigo, in collaborazione con il gruppo “Musei Svizzeri” e l’Università di Zurigo, presenta l’esposizione “Bella Signorina, quanto costa?”. In programma fino all’11 luglio.

È la prima volta che un museo e studenti universitari collaborano per un’esposizione.

Tra i documenti esposti, spiccano rare foto e filmati muti su usi e costumi dell’epoca.

L’esposizione è accompagnata da letture pubbliche sul tema della prostituzione.

A fine ‘800, Zurigo contava 120’000 abitanti
13 case chiuse
34 “tabaccai”

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