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Tanti medici, ma mancano quelli di famiglia

Severin Nowacki

Sulla Svizzera incombe il pericolo di una penuria di medici di famiglia. Per correre ai ripari, la categoria esige una politica sanitaria che rivalorizzi la professione. In aiuto chiama i pazienti.

Per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità elvetiche sul rischio della scomparsa della figura del dottore generalista, soprattutto dalle regioni periferiche e di montagna, questi professionisti hanno indetto il 1. aprile la seconda Giornata nazionale dei medici di famiglia svizzeri. All’insegna del motto “Con voi, per voi!”, in varie località sono stati organizzati incontri, dibattiti e azioni informative.

A due anni esatti da quando migliaia di camici bianchi elvetici scesero in piazza a Berna per denunciare pubblicamente i problemi e presentare le loro rivendicazioni, non stati registrati progressi sufficienti, lamenta la Società svizzera di medicina generale (SSMG). Secondo l’organizzazione, i cantoni hanno compiuto sforzi per migliorare la situazione, ma la Confederazione rallenta le riforme.

La SSMG rimprovera soprattutto all’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) “una mancanza di visione” che “rende insicuri i medici di famiglia e in particolare i giovani dottori”.

Per riuscire un cambiamento di rotta, la SSMG suggerisce un’alleanza fra medici di famiglia e pazienti: uniti disporrebbero del potenziale necessario per vincere battaglie in difesa degli interessi comuni a livello politico. Insieme avrebbero infatti i numeri per ottenere la maggioranza nelle votazioni popolari, per portare al successo referendum e iniziative volte a riformare la medicina di famiglia, spiega l’associazione.

“La specializzazione è più facile della medicina generale”

Fra i cambiamenti sollecitati dalla SSMG, figurano le regole introdotte negli ultimi anni che – a suo parere – avvantaggiano gli specialisti. L’associazione afferma che gli studi di medici generalisti oggi sono penalizzati.

Già soltanto per l’apertura di uno studio medico generalista i costi d’investimento sono superiori: occorrono diverse centinaia di migliaia di franchi, dichiara a swissinfo Beat Hählen, medico di famiglia a Lenk, nell’Oberland bernese. E oggi non è più facile come una volta ottenere i crediti.

“D’altra parte uno specialista lavora in un campo limitato”, mentre il generalista deve avere conoscenze su un ventaglio di discipline sempre più ampio, prosegue Hählen. Anche il miglior dottore non può sapere tutto.

Molti temono perciò di ritrovarsi in qualche luogo periferico, costretti a dover decidere urgentemente da soli del destino di un paziente, senza il supporto di un’équipe di assistenti. “Più ci si avvicina alle montagne e più la penuria di medici di famiglia si fa sentire”, osserva.

Ulteriori problemi dei medici di famiglia, secondo Hählen, sono il fatto di essere nettamente più confrontati con le urgenze, di godere di minor prestigio e di subire sempre più pressioni dai politici e dalle casse malattia.

La specializzazione costa

A suo avviso, i medici di famiglia vengono spesso ritenuti la causa principale dei costi della salute, semplicemente perché sono numerosi. In realtà, afferma, gli specialisti sono più cari.

Per esempio gli urologi effettuano molte più operazioni dei medici di famiglia. E queste prestazioni sono meglio retribuite delle visite, anche se si tratta di interventi semplici e di routine, perché la loro associazione di categoria ha esercitato grosse pressioni ed è riuscita a negoziare ottime tariffe, sostiene Hählen.

Numerus clausus, medici esteri e moratoria

Un’altra incongruenza che la gente non riesce a spiegarsi è come da una parte vengano reclutati molti medici dall’estero e dall’altra molti giovani non possano studiare medicina a causa del numerus clausus.

Intanto l’età media dei medici di famiglia in Svizzera continua a salire e i loro successori si fanno sempre più rari. Si tratta di “una bomba a orologeria”, afferma il medico bernese.

I cantoni potrebbero correggere l’evoluzione, visto che l’applicazione della moratoria sull’apertura di nuovi studi medici è di loro competenza. Ma finora non hanno agito in tal senso.

Al contrario, in regioni attrattive sono aumentati gli specialisti, mentre in regioni di montagna, come per esempio nell’Oberland bernese, non è più stato aperto alcuno studio. Secondo Hählen, nemmeno i numerosi medici stranieri, ora concentrati negli ospedali, sono intenzionati a rilevare studi medici nelle campagne.

I cantoni dovrebbero calibrare meglio le autorizzazioni in funzione dei bisogni. Per esempio c’è maggiore necessità di un medico generalista in un piccolo comune discosto che di un oftalmologo in una grande città.

swissinfo, Alexander Künzle
(Traduzione dal tedesco e adattamento di Sonia Fenazzi)

Della categoria “medici di famiglia” fanno parte i generalisti, gli internisti e i pediatri.

La statistica 2007 della Federazione dei medici svizzeri (FMH) censisce
3513 generalisti, 3316 internisti e 771 pediatri.

In totale in Svizzera ci sono circa 17mila dottori che hanno uno studio privato.

La moratoria sull’apertura di nuovi studi medici è stata introdotta nel luglio del 2002, quale provvedimento per cercare di far fronte all’esplosione dei costi della salute.

La misura mirava soprattutto a impedire un afflusso massiccio di medici provenienti dai paesi dell’Unione Europea che, con l’entrata in vigore dell’accordo sulla libera circolazione delle persone, possono insediarsi molto più facilmente in Svizzera e aprire un proprio gabinetto.

In mancanza di altre alternative, dopo tre anni il provvedimento è stato prorogato fino al 3 luglio del 2008.

Un suo ulteriore aggiornamento è in discussione al parlamento. Per ora le Camere sono divise: quella alta proponeva di prorogarla fino alla fine del 2010, ma quella bassa, il mese scorso nella sessione di primavera, ha rifiutato di entrare in materia. Nella sessione estiva la palla torna nel campo della Camera alta. Se fra i due rami del parlamento non si trovasse un compromesso, il progetto verrebbe affossato.

Il pomo della discordia è costituito soprattutto dall’ “obbligo di contrarre”, ossia l’obbligo per le assicurazioni malattia di coprire gli onorari di tutti i medici autorizzati ad aprire uno studio. Se dovesse essere abolito, le casse potrebbero decidere autonomamente con quali medici collaborare.

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