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Tassazione dei risparmi: l’Ue minaccia la Svizzera

Kaspar Villiger non è disposto ad accettare minacce Keystone

I ministri europei delle finanze chiedono alla Commissione europea di preparare una lista di possibili sanzioni contro la Svizzera.

Kaspar Villiger non vuole crederci. Per il grande tesoriere svizzero, fra “paesi amici” certe cose non si fanno.

Riuniti martedì a Lussemburgo, i ministri europei delle finanze hanno fatto il punto sui negoziati con la Svizzera in materia di fiscalità del risparmio.

Dopo aver constatato che Berna rifiuta il sistema di scambio automatico di informazioni, i Quindici hanno evocato la possibilità di applicare sanzioni contro la Svizzera.

Bolkestein moderato

Con toni moderati e definendo la Svizzera un «paese amico», il commissario Ue per il mercato interno Frits Bolkestein ha spiegato su quali elementi si basano i negoziati con Berna, senza menzionare le possibili ritorsioni. «Tra amici non si minacciano sanzioni», gli ha fatto eco il presidente della Confederazione Kaspar Villiger.

Al termine del Consiglio congiunto AELS-Ue, Villiger ha attirato l’attenzione dei giornalisti soprattutto per via del contenzioso sulla fiscalità del risparmio, oggi tema in agenda, sempre a Lussemburgo, dell’Ecofin, il Consiglio dei ministri delle finanze e dell’economia dei Quindici.

Il ministro elvetico delle finanze ne ha approfittato per spiegare una volta ancora l’offerta della Confederazione agli «amici europei».

Interrogato sulle minacce di sanzioni brandite da alcuni fra i Quindici se la Svizzera non si piegherà alle richieste europee che mettono in gioco il suo segreto bancario, Villiger ha risposto: «Oggi non si è parlato di sanzioni, ho però sentito delle ‘voci’ che mi hanno rattristato: la Svizzera è molto legata all’Ue e una minaccia di sanzioni sarebbe per noi difficilmente accettabile».

Villiger ha ricordato i massicci investimenti della Confederazione nelle nuove trasversali alpine: queste sono anche nell’interesse dell’Ue, ma «le paghiamo noi», ha sottolineato il ministro rispondendo a chi sostiene che la Svizzera vuole sempre prendere senza mai dare.

Da parte sua Frits Bolkestein ha affermato che le discussioni con Berna vertono su «quattro punti». Il primo è un prelievo alla fonte, il secondo uno scambio di informazioni su richiesta.

Bolkestein ha pure menzionato la possibilità di uno scambio di informazioni volontario da parte degli aventi diritto dei conti in Svizzera e infine una «clausola di revisione» dopo un periodo di transizione di sette anni. Il commissario non ha invece voluto precisare le misure contro la Confederazione.

Sospendere i bilaterali?

In precedenza il ministro lussemburghese delle finanze Luc Frieden, definendole vere e proprie sanzioni, aveva rivelato che le ritorsioni che Bruxelles potrebbe varare contro Berna sono tre: «sospendere i negoziati bilaterali», «denunciare gli accordi con la Svizzera» e «impedire alle banche svizzere di compiere determinate operazioni all’interno dell’Ue».

Ma per ora, ha aggiunto il ministro lussemburghese, «si rimane allo statu quo». Non sono stati decisi provvedimenti concreti e i colloqui con la Svizzera proseguiranno. Una decisione potrebbe cadere a dicembre.

Per quanto riguarda le minacce di ostacolare le attività di banche svizzere, «non ne sono informato», ha commentato Villiger. «Ma una questione di questo tipo andrebbe affrontata nell’ambito della WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, perché rimette in discussione un principio fondamentale della libertà di commercio».

Secondo Bolkestein, le sanzioni sarebbero comunque effettive solo nel 2010, dopo un periodo di transizione, e non immediatamente. «La Svizzera è un paese amico, perciò bisogna essere molto prudenti», ha osservato il commissario.

Bolkestein ha spiegato che la Commissione presenterà al Consiglio dei ministri, in novembre o più probabilmente in dicembre, ciò che è riuscita a ottenere nelle trattative con la Svizzera e che il Consiglio dovrà dire se tali misure sono equivalenti o no.

«La Svizzera è disposta a facilitare molte cose, ma vogliamo un risultato equilibrato. E la soluzione elvetica di una ritenuta alla fonte è una misura equivalente», come richiede l’Ue, ha ribadito il presidente della Confederazione.

Divisioni tra i Quindici

I Quindici non hanno una posizione comune a proposito delle ritorsioni. Vienna non è disposta a sostenerle, ha fatto sapere il ministro austriaco delle finanze Karl-Heinz Grasser.

Inoltre va riconosciuto che la Svizzera ha presentato all’Ue la proposta di un prelievo alla fonte, il che non è ovvio, secondo Grasser. Il ministro austriaco ha ribadito che il suo paese sosterrà lo scambio automatico all’interno dell’Ue tra autorità fiscali per quanto riguarda i redditi dei risparmi, soltanto se lo faranno anche i paesi terzi.

Ha poi aggiunto di avere «dubbi fondati» che Berna e Washington siano disposti ad aderire al sistema entro fine anno. Per Grasser quindi l’Ue dovrebbe riesaminare il modello precedente, che prevedeva la coesistenza di uno scambio automatico di informazioni e il prelievo di un’imposta alla fonte.

Luc Frieden si è espresso pure in tal senso, mentre per la Gran Bretagna Gordon Brown si è detto a favore di una linea dura. Le pressioni sulla Svizzera saranno aumentate: «vogliamo vedere progressi», ha detto il ministro britannico delle finanze.

swissinfo e agenzie

La Svizzera non potrebbe capire l’eventuale imposizione di sanzioni da parte dell’Unione europea. Lo ha detto il consigliere federale, Kaspar Villiger, all’incontro di martedì, nel Lussemburgo, con i ministri delle finanze dell’Ue.

Secondo Frits Bolkestein, commissario europeo per il mercato interno, eventuali sanzioni contro la Svizzera nell’ambito del contenzioso della fiscalità sui risparmi non entrerebbero in vigore che dopo il 2010.

I ministri europei non hanno tuttavia ancora preso nessuna decisione in merito a tali misure.

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