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Progetto italo-svizzero per decongestionare gli ospedali

persona fissa una cintura toracica su un manichino
Rispetto alle tecnologie tradizionali, la cintura toracica sviluppata dal Csem e dalla Vexatec ha il vantaggio di essere dotata di elettrodi asciutti. Ciò che permette ai pazienti di indossarla ininterrottamente per lunghi periodi. Retoduriet.com / Csem

Permettere al personale curante di controllare a distanza i parametri vitali dei pazienti affetti da Covid-19: è l'obiettivo di un progetto condotto all'Ospedale universitario Luigi Sacco di Milano e basato su una tecnologia sviluppata in Svizzera.

Come fare per liberare un po’ le corsie degli ospedali, sovraffollate in quest’epoca di coronavirus? Una soluzione potrebbe giungere dalla Svizzera. All’ospedale Luigi Sacco di Milano si sta infatti testando un sistema per poter seguire a distanza quei pazienti che non si trovano in uno stato critico, ma che hanno comunque bisogno di un monitoraggio regolare del loro stato di salute.

Fulcro del progetto CoMo (Coronavirus remote Monitoring of outpatients) è una cintura toracica con dei sensori, attraverso la quale vengono controllati ritmo cardiaco, frequenza respiratoria e movimenti fisici del paziente. Oltre alla cintura, vi sono altri due dispositivi indipendenti, collegati tramite un’interfaccia Bluetooth, per misurare il tasso di ossigenazione e la temperatura.

Dallo sport alla telemedicina

I dati sono trasferiti in tempo reale a un sistema centrale attraverso un’applicazione installata sul telefonino del paziente. Nel caso in cui i valori dovessero essere superiori o inferiori alla norma, il personale curante riceve automaticamente una notifica e può così – se necessario – intervenire.

Il sistema è stato finora testato su una ventina di pazienti dell’ospedale milanese e i risultati sono soddisfacenti, stando a quanto dichiarato da Maurizio Viecca, direttore del reparto cardiologia, citato in un comunicatoCollegamento esterno: “Sono molto contento della qualità e della precisione di questa tecnologia, che permette ai pazienti di usufruire di uno strumento terapeutico affidabile”.

Oltre al Csem, alla Vexatec e all’ospedale Sacco, nel progetto è coinvolta anche la società italiana EOS, Entreprise Organization and Solutions S.r.l., specializzata nello sviluppo di soluzioni informatiche.

Il progetto parte da lontano. Da anni, infatti, il Centro svizzero di elettronica e microtecnica (Csem) di Neuchâtel ha tra le sue specialità lo sviluppo di sensori tecnologicamente all’avanguardia. Il loro campo d’applicazione, pensato in un primo tempo per il monitoraggio dell’attività sportiva, si è rapidamente esteso, fino appunto alla telemedicina.

Tecnologia spaziale

La tecnologia utilizzata all’ospedale milanese si basa su quella impiegata nel quadro di una missione dell’Agenzia spaziale europea (ESA). “L’ESA ci aveva incaricato di monitorare i parametri fisiologici degli astronauti che partecipavano a un addestramento nell’Antartico”, ci spiega Pascal Heck, responsabile del progetto presso il Csem. Farlo con gli strumenti abituali, in particolare con i sensori per i quali si utilizza gel e che spesso provocano irritazioni della pelle, non era possibile. “Effettuare dei monitoring per più di 48 ore è difficile – prosegue Pascal Heck. Con la nostra cintura, che funziona con elettrodi asciutti che sono semplicemente in contatto con il torace, è invece possibile misurare i parametri ininterrottamente anche per una settimana”.

L’idea di utilizzare questo strumento per i pazienti affetti da Covid-19 è nata in marzo, quando l’ESA ha lanciato un appello al fine di valutare quali tecnologie spaziali potevano venire in aiuto degli ospedali in piena emergenza Covid-19.

“Il nostro sistema è pensato per quei pazienti che hanno pochi sintomi, ma per i quali è comunque necessario un monitoraggio, o che sono in via di miglioramento dopo il trattamento della Covid-19. L’obiettivo è di accorciare il tempo di soggiorno in ospedale”, spiega Michael Gyssler, responsabile della comunicazione della Vexatec di Lugano, azienda ticinese fondata nel 2016 che si occupa di commercializzare questo tipo di tecnologia.

Come detto, la cintura toracica è stata finora sperimentata su una ventina di persone ricoverate all’Ospedale Sacco. Per questa prima fase del test, i pazienti non sono però tornati a casa. “L’obiettivo era di paragonare i dati misurati con i nostri strumenti con quelli delle apparecchiature tradizionali – illustra Michael Gyssler. I risultati sono incoraggianti e siamo fieri di quanto siamo riusciti a sviluppare il sistema in questo breve periodo di tempo. Stiamo lavorando a fondo sulle ottimizzazioni finali in modo da essere pronti per il test vero e proprio a metà gennaio”.

A partire da allora, infatti, si sperimenterà la soluzione su 400 pazienti, che questa volta potranno tornare a casa.

Precisione superiore rispetto agli orologi connessi

Non si potrebbe ottenere lo stesso risultato con strumenti ormai di uso corrente, ad esempio gli orologi connessi? La precisione non è per nulla la stessa, spiega Pascal Heck: “Contrariamente agli orologi connessi, che funzionano sulla base di un principio ottico, ossia sulle modulazioni della luce della nostra pelle, la nostra tecnologia è basata sul principio dell’attività elettrica, ovvero misura l’elettrocardiogramma del paziente, con una precisione eccellente”.

Il monitoraggio potrà essere di una qualità simile a quello ottenuto quando il paziente si trova in ospedale? Pascal Heck è fiducioso: “Il livello delle misurazioni che abbiamo ottenuto è paragonabile a quello degli strumenti ‘classici’ delle cliniche. Tuttavia, è chiaro che poi tocca al paziente indossare la cintura. Vale lo stesso ragionamento che si potrebbe fare per qualsiasi farmaco: se è somministrato in ospedale si è sicuri che il paziente lo assume; se invece deve prenderlo a casa, non vi è nessuna certezza”.

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