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Tempi brutti per la diplomazia elvetica

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Agli strascichi del caso Borer si sovrappone l'arresto dell'ambasciatore in Lussemburgo, sospettato di riciclaggio. Una vicenda commentata dalla stampa.

Molte testate affiancano il presunto affare di riciclaggio al caso Borer – l’ex ambasciatore a Berlino richiamato in seguito agli attacchi della stampa scandalistica per una presunta relazione extra-coniugale.

Lo stesso giorno, infatti si è avuta notizia dell’arresto del diplomatico e delle dimissioni del caporedattore del Sonntagsblick, il settimanale che aveva scatenato la campagna diffamatoria contro Thomas Borer.

Due casi che, pur non avendo alcuna relazione tra di loro, con la loro concomitanza scuotono profondamente il dipartimento degli esteri.

Interesse più marcato nella Svizzera francese

Non tutti i quotidiani riservano la stessa attenzione al nuovo scandalo. Mentre la stampa romanda, con Le Matin, Le Temps, 24 heures e La Tribune de Genève, dedica le prime pagine all’arresto dell’ambasciatore Friederich, i giornali svizzero-tedeschi, alla pari di quelli ticinesi, sembrano più riservati.

La Neue Zeuercher Zeitung, per esempio, pubblica la notizia soltanto nelle pagine interne, senza commentarla. E anche il Blick, normalmente ghiotto di notizie scandalistiche, si limita a descrivere il presunto caso di riciclaggio sulla seconda pagina, dove troneggia però l’ennesimo flirt della principessa Stéphanie.

Ricadute negative sull’immagine della piazza finanziaria

Il Bund, invece, commenta la vicenda, paragonandola a “una bomba scoppiata nel ministero degli esteri, proprio mentre de più parti si sta soffiando sul fuoco del caso Borer”. Ciononostante, il quotidiano bernese rifiuta qualsiasi nesso tra i due affari: “non è colpa del capo del dipartimento se tra i 400 membri del corpo diplomatico ci sono anche pecore nere”.

Ma più che del ministero diretto da Joseph Deiss, il Bund si preoccupa dell’immagine della piazza finanziaria svizzera. “L’affare”, sottolinea il quotidiano, “fornisce argomenti di peso alla concorrenza estera, per la quale il segreto bancario svizzero costituisce da sempre una spina nel fianco”.

Dello stesso parere è la Berner Zeitung, che si chiede “come si potrà continuare a difendere la correttezza della piazza finanziaria svizzera, se il governo non è nemmeno in grado di far ottenere l’assoluta onestà nei propri ranghi?”

Come altre testate, neanche il Tages Anzeiger commenta la nuova vicenda. Il grande quotidiano zurighese, che le dedica tuttavia il posto centrale in prima pagina, svela che il denaro riciclato “proverrebbe dagli Stati Uniti, e che insieme all’ambasciatore Friederich “sarebbero coinvolti degli esuli cubani”.

Un brutto affare in un brutto momento…

Più generosa di commenti di quella svizzero-tedesca, la stampa romanda rileva i pericoli per l’immagine della Svizzera e della sua politica finanziaria. Per Le Temps, i tre elementi del nuovo caso – un ambasciatore, un affare di riciclaggio e il Lussemburgo – costituiscono un cocktail micidiale: “È il peggior attore, il peggior sospetto e il peggior momento. Nel bel mezzo dei negoziati sul segreto bancario, come ci si potrebbe immaginare un amalgama migliore, anche se non fa nessun senso?”

Ma oltre a indebolire il consiglio federale in un delicato momento diplomatico, la nuova vicenda tocca soprattutto il ministro degli esteri. “L’UDC” scrive il giornale, “sempre pronta ad accanirsi sull’anello debole del governo, l’ha subito capito, reclamando immediatamente l’esclusione di Joseph Deiss”.

Ed è proprio la fotografia del ministro degli esteri che troneggia, accanto a quelle di Borer e Friederich, sulla prima pagina di 24 heures. Perché anche se nel caso del presunto riciclaggio “non si può rinfacciare niente a Joseph Deiss”, scrive il giornale, “è lui che ha l’aria debole e incapace di controllare le sue truppe. E incapace di lanciare iniziative che possano attribuire alla SVizzera un ruolo internazionale”.

…marcato anche dalla tragedia aerea di Überlingen

Anche il commentatore di Le Matin sottolinea come la notizia dell’arresto del diplomatico intervenga nel momento peggiore per la Svizzera. “Non soltanto per la concomitanza con l’affare Borer, ma anche per quella con il tragico incidente aereo di Überlingen”, nel quale il consiglio federale ha aspettato troppo prima di prendere posizione nei confronti dei parenti delle vittime russe.

“Nell’epoca dell’ipermediatizzazione, bisogna che i nostri dirigenti riconoscano il ruolo primordiale dell’immagine”, scrive Le Matin. “Bisogna smetterla di credersi al riparo dagli sguardi e dai giudizi degli altri”.

Fabio Mariani

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