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Ticinesi tra due patrie

Fino alla seconda guerra mondiale il Ticino è stato terra d'emigranti. L'endemica disoccupazione del Meridione della Svizzera trovava sfogo nell'emigrazione.

Si partiva per tentare la fortuna in Argentina. Alcuni riuscirono ad uscire dall’indigenza.

Pochi emigranti rompono definitivamente i ponti con la madre patria. Le loro vicende sono narrate in numerosi carteggi che sono altrettanti preziosi documenti per studiare l’emigrazione.

Tra i vari destini così ricostruiti, figura quello della famiglia Sassi di Sonvico (Ticino), studiata da Ivano Fosanelli (Verso l’Argentina, Locarno, Armando Dadò editore, 2000).

L’appoggio del compaesano

Valentino Sassi, contadino e lattoniere, emigra in Argentina nel 1889, lasciando a Sonvico la moglie e sei figli.

S’istalla nella provincia di Tucuman, dove gli emigrati ticinesi già insediatisi costituiscono per i nuovi arrivati un’indispensabile rete di solidarietà e d’appoggio per l’attività economica.

Valentino descrive la regione come un paradiso terrestre. Ma è giunto in Argentina in un periodo di forte inflazione. Benché abbia trovato lavoro presso cugini che possiedono ben avviati commerci, non è in grado di inviare alla moglie le rimesse di cui avrebbe bisogno per sfamare la figliolanza.

Carne e polli in abbondanza

Nel 1891 fa venire in Sudamerica il figlio maggiore, Francesco, di appena 11 anni. Anche lui è entusiasta dell’Argentina: scrive alla madre che mangiano “carne e pollastri” ogni giorno e che “c’è abbondanza di tutto”.

Gli affari fanno meglio e nel 1895 Valentino Sassi può rimborsare i debiti contratti in Ticino per finanziare il suo espatrio.

“Paradiso delle donne”

Altri due figli raggiungono in Argentina il padre, che ora gestisce un negozio. Finalmente, intorno al 1905, anche Marianna, moglie di Valentino si congiunge con il resto della famiglia.

Un’amica emigrata le ha descritto l’Argentina come un “paradiso per le donne”, dove, contrariamente al Ticino, non bisogna “lavorare come asini” per racimolare qualche franco. Soltanto una figlia dei Sassi, già sposata, rimane in Ticino.

I Sassi non perdono il contatto con la madrepatria. Il figlio maggiore soggiorna a Sonvico per sposare una compaesana e la loro prima figlia, nata in Argentina, la chiameranno Elvecia.

Chiamata alle armi

Francesco Sassi torna altresì in Svizzera per una visita militare. Durante la prima guerra mondiale anche il figlio minore Valentino è pronto a tornare in patria per combattere “se la Germania violerà il confine svizzero”.

Alcuni viaggi in piroscafo tra l’Europa e il Sudamerica, compiuti da membri della famiglia Sassi in cabine individuali, testimoniano del benessere raggiunto da questi emigranti che, per la prima traversata transatlantica, avevano dovuto accontentarsi del rancio distribuito sui ponti di terza classe.

Nel frattempo però la corrispondenza familiare avviene sempre più in spagnolo…

Marco Marcacci

Argentina, Paese dell’abbondanza
Rete di solidarità
La patria anche nel nome dei figli

Gli emigranti ticinesi mantengono i rapporti con il villaggio natìo

Per partire erano costretti ad indebitarsi

La famiglia emigrava in un secondo tempo

L’esercito svizzero non dimenticava gli emigrati

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