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Toponomastica, dolore e spazi virtuali al centro di tre nuovi progetti di Expo02

Il modello di Onoma, uno dei tre progetti presentati martedì alla stampa Keystone

"Signalschmerz", "Onoma" e "Territoire imaginaire": sono i titoli di tre esposizioni che potremo visitare a Yverdon-les Bains e a Bienne nell'ambito di Expo02 e che sono state presentate martedì al Kunsthaus di Zurigo.

Chi osserva l’evolversi del progetto Expo02 da tempo, da tempo ha fame e sete di contenuti. Sarà per questo che un fiume di parole e tre conferenze stampa – una martedì mattina a Zurigo, una a Friburgo ed una a Berna nelle prossime settimane – vengono offerti questo mese al pubblico dalla direzione dell’esposizione nazionale.

Tre progetti presentati in ogni incontro – due ore a contatto con i responsabili di ogni progetto – dovrebbero consentire di dimenticare per un poco le polemiche budgetarie o le difficoltà attraversate dai cantieri delle Arteplages; e di intravedere di lontano, a un anno e mezzo dall’apertura dell’Expo, che cosa andremo a visitare. Ecco dunque profilarsi i primi progetti, che finalmente danno l’impressione di ridiscendere sul territorio del nostro paese, dopo innumerevoli presentazioni passate tra le nuvole delle grandi dichiarazioni di intenti.

Il progetto più territoriale sembra essere quello che coinvolge i comuni. Come ha ricordato Nelly Wenger, presidente della direzione generale dell’Expo 02, “nella lunga storia delle esposizioni nazionali, i comuni sono sempre stati presenti, basti pensare alla piramide di bandiere dell’Esposizione di Losanna, nel 1964”. E l’arrivo dei comuni all’Expo, con un coinvolgimento anche finanziario, sarà sotto il segno della toponomastica, grazie alla collaborazione del Centro di Dialettologia dell’Università di Neuchâtel.

Ognuno potrà, in questa esposizione denominata “Onoma”, partire dal proprio luogo di nascita e scoprire che il suo nome lo lega ad altri luoghi del territorio elvetico: scoprire che Breganzona ha la stessa radice celtica di Briga, di Brienz nel Canton Berna o di Brinzauls nei Grigioni.

Territorio ancora da immaginare, ma non per questo meno stimolante, quello che invece dovrebbe proporci “Territoire imaginaire”, un progetto patrocinato dall’Unione delle Banche cantonali e da Silicon Graphics: per ora però è difficile capire di che si tratterà. Una giuria, tra cui siedono artisti, politici e informatici, selezionerà le migliori idee che alcuni gruppi interdisciplinari (partecipanti su concorso) proporranno: partendo da un territorio dato, con l’aiuto di modellini e animazioni in 3D, gli otto selezionati dovranno immaginare interventi sul territorio svizzero, che lo rendano più vicino al “luogo ideale” in cui vorremmo vivere.

Ultimo progetto, infine, meno territoriale, a meno di considerare il nostro corpo come uno spazio da esplorare: con il titolo “Signalschmerz” si propone di mettere in mostra il concetto molto personale di dolore, attraverso una collaborazione tra videoartisti, registi e scenografi. “Non dobbiamo dimenticare che il dolore è un mezzo di comunicazione”: così il noto artista losannese Jean Otth spiega il progetto. La presentazione, un po’ grigia, di martedì mattina, ci ha insomma fatto intravedere i primi contenuti di un’esposizione nazionale che si fa attendere.

Pierre Lepori

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