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Touring Club svizzero: più soci e più influenza politica

Fra le attività del TCS figura anche l'assistenza tecnica ai suoi membri Keystone Archive

Presentato a Zurigo il rapporto d'attività del TCS: un'organizzazione di 105 anni sempre più attiva nella politica dei trasporti.

Il Touring Club Svizzero (TCS) continua a crescere. L’anno scorso il numero dei soci è aumentato di 23’000 unità, toccando quota 1’418’000. E la sua influenza sulla politica dei trasporti è sempre più grande.

In vista dell’assemblea dei delegati del 21 giugno ad Arbon, il TCS ha tenuto giovedì a Zurigo la conferenza stampa annuale per presentare il suo rapporto d’attività 2001.

Il livello delle entrate si è attestato sui 400 milioni di franchi e sono stati registrati sviluppi positivi nel settore della protezione giuridica, mentre gli effetti degli attentati dell’11 settembre si sono fatti sentire con rallentamenti, nel frattempo parzialmente recuperati, nel settore viaggi e con un’impennata delle richieste di assistenza.

Piattaforma per la mobilità

In effetti il Touring Club Svizzero è un’organizzazione che nel corso dei suoi 105 anni di vita si è profilata come una piattaforma di servizi volti a favorire la mobilità. Particolarmente apprezzati, tra questi servizi, quello dell'”assistance” ai suoi soci in patria e all’estero, il sistema di assicurazione-viaggio in Europa e nel mondo (con il “libretto ETI”), l’offerta di un’assicurazione di protezione legale, che è divenuta ormai la prima in Svizzera, e da pochi anni il TCS si è lanciato anche, in collaborazione con La Basilese, nel campo delle assicurazioni-auto.

Ma ciò che rende veramente potente il TCS è la sua capacità di incidere nella politica dei trasporti svizzera, costituendo una lobby di notevole forza, capace di muoversi anche indipendentemente dai partiti politici e sempre in difesa del suo principio ispiratore di promuovere e difendere la mobilità dei cittadini.

L’ultimo esempio di questa capacità è il lancio dell’iniziativa popolare “Avanti”, con la quale propone che governo e parlamento vengano vincolati ad una politica di miglioramento della rete stradale svizzera e di eliminazione delle sue strozzature, prima delle quali la galleria autostradale del San Gottardo di cui il TCS chiede l’avvio dei lavori di raddoppio entro dieci anni.

“I motivi sono diversi” – ha detto a questo proposito il presidente centrale del TCS, Jean Meyer – “Sullo sfondo c’è la generale crescita della circolazione, in presenza della quale cantoni e città tendono a trasferire quanto più traffico possibile sulla rete nazionale. Nessuna meraviglia, dunque, se questa rete tocca sempre più spesso i propri limiti di capacità. E per gli utenti ciò significa dover sempre più fare i conti con le code”.

Gottardo “insostenibile”

Quanto alla situazione del San Gottardo, essa è, ha aggiunto il presidente Meyer – “una vergogna nazionale, di cui chiunque vi si rechi una volta può convincersi”. Il TCS è contrario alla politica di “dosaggio” del traffico pesante nella galleria del San Gottardo, soprattutto per i disagi che provoca agli automobilisti.

“Riceviamo praticamente ogni giorno telefonate di nostri soci infuriati e di turisti sgomenti, che invece di un viaggio sicuro e senza difficoltà verso Sud si trovano a dover attendere per oltre un’ora in colonna. E questo non soltanto a Pasqua ed in certe festività, ma in normali giorni feriali”.

Il presidente del TCS ha quindi richiamato l’attenzione dei politici sul fatto che le code al Gottardo costano circa 30 milioni di franchi all’anno e che tali “perdite di tempo” non sono dell’ordine di 5-10 minuti, come accade nelle agglomerazioni, ma da una fino a sei ore. Meyer ha concluso il suo intervento auspicando che il denaro accumulato nel fondo per le strade, alimentato con le tasse sui carburanti, venga interamente impiegato allo scopo per il quale è stato pagato dagli automobilisti.

Silvano De Pietro

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