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TPF: fratelli sospettati di legami con al-Qaida a processo

(Keystone-ATS) Si è aperto oggi a Bellinzona, davanti al Tribunale penale federale (TPF), il processo a carico di due fratelli curdi iracheni accusati di partecipazione alla rete islamica al-Qaida e a un’organizzazione criminale con finalità terroristiche. All’inizio dei dibattimenti la difesa ha tentato senza successo di invalidare l’impianto accusatorio. La sentenza è prevista per venerdì.

L’atto d’accusa del Ministero pubblico della Confederazione (MPC) è stato pubblicato lo scorso 22 aprile. I due fratelli di 35 e 25 anni sono accusati di partecipazione (subordinatamente sostegno) ad un’organizzazione criminale, pubblica istigazione a un crimine o alla violenza, rappresentazione di atti di cruda violenza, falsità in documenti e altri reati. I due avrebbero creato e amministrato diverse piattaforme online per diffondere testi e immagini che istigavano pubblicamente al crimine.

Servizio delle attività informative

Stando alla difesa l’inchiesta nei confronti del fratello maggiore, il principale imputato, è stata avviata senza che sussistesse un indizio di reato sufficiente. Gli avvocati hanno basato la loro argomentazione su un rapporto del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC). A loro avviso, questo documento ha portato al rafforzamento della sorveglianza del 35enne e successivamente al suo arresto nel 2008, secondo un procedimento definito inammissibile.

Dal canto suo, il giudice penale Peter Popp ha respinto in via pregiudiziale l’istanza della difesa che metteva in dubbio la validità delle accuse. Ha invece condiviso il parere dell’MPC, secondo cui il rapporto fornisce un motivo sufficiente per un sospetto iniziale, visto che la maggior parte degli addebiti si sono in seguito rivelati fondati.

L’avvocato del principale accusato ha sottolineato che il suo cliente, all’epoca, è stato contattato da agenti del SIC. Avrebbe dovuto lavorare per loro in veste di informatore segreto, ma si rifiutò. L’imputato ha allora interpretato l’inchiesta penale nei suoi confronti come una conseguenza di questo diniego.

A suo avviso, il procedimento in corso ha distrutto la sua vita. In aula ha spiegato di aver dovuto interrompere gli studi. Inoltre, suoi parenti sarebbero stati arrestati e molestati durante un viaggio nel nord dell’Iraq.

Organizzazione terroristica

Il fratello maggiore è accusato di aver fondato un’organizzazione terroristica a composizione e struttura segrete, sotto la guida del mullah Krekar, fondatore e già capo del gruppo islamico sunnita Ansar al-Islam, ritenuto responsabile di numerosi attentati in Iraq.

L’organizzazione, concepita per servire a lungo termine quale supporto nella rete di al-Qaida, gestiva varie piattaforme internet per diramare immagini di atti terroristici e messaggi a scopo propagandistico, metteva a disposizione chat room pubbliche e private che fungevano da sale riunioni virtuali e da forum per contatti con i suoi simpatizzanti e membri attivi e potenziali.

Inoltre, l’organizzazione – che contava sostenitori in vari paesi europei – distribuiva riviste e libri per raccogliere denaro destinato a realizzare i propri obiettivi. Anche il fratello più giovane avrebbe pubblicato testi e immagini sulle piattaforme internet per istigare al crimine e alla violenza.

Asilo in Svizzera

I due erano stati arrestati l’11 novembre 2008 e sono rimasti in detenzione preventiva circa un anno. Stando all’atto d’accusa, il 35enne era arrivato in Svizzera dall’Iraq nel 1998 e aveva ottenuto l’asilo. Fornendo informazioni false ha fatto arrivare in Svizzera anche il fratello e la moglie.

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