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Treni fermi: le ferrovie s’interrogano

Un corto circuito in una linea dell'alta tensione è bastato a fermare i treni in tutta la Svizzera Keystone

I problemi d'alimentazione che il 22 giugno hanno collassato il sistema ferroviario elvetico sono al centro di un acceso dibattito: Cosa è andato storto e perché?

Per le Ferrovie federali svizzere, la panne senza precedenti che ha fermato tutti i treni della nazione è dovuta in parte a una debolezza strutturale del sistema d’alimentazione.

In altri paesi d’Europa, diversi operatori hanno anticipato le domande dell’opinione pubblica sostenendo che se anche un incidente simile a quello occorso in Svizzera può colpire la loro rete, questo non significa che lascerebbe a piedi tutta la nazione.

Kevin Groves, responsabile stampa dell’operatore britannico Network Rail, afferma che in Inghilterra, l’energia per le linee ferroviarie elettriche proviene da «diverse fonti» e che la rete impiega «sistemi di distribuzione differenziati».

A swissinfo, Groves ha dichiarato che «le linee elettriche hanno tutte dei fornitori d’energia che possono subentrare a quelli principali». Lo stesso vale per le linee non elettriche.

«Non sarebbe possibile un collasso dell’intera rete a causa di una mancanza d’energia. E se le fonti d’approvvigionamento principali e quelle di riserva dovessero venire meno nello stesso tempo, l’effetto si sentirebbe comunque solo a livello regionale».

Effetto domino

Anche un portavoce delle ferrovie tedesche ha affermato che un collasso simile sarebbe «molto poco probabile» in Germania.

Per l’approvvigionamento d’energia, la compagnia dispone di «una struttura decentralizzata» con 55 impianti separati incaricati di mantenere in movimento i treni tedeschi.

Il collasso totale ha sorpreso anche il professor Matthias Finger, esperto di gestione d’infrastrutture industriali al Politecnico federale di Losanna. «Ciò che è sorprendente è che l’intero sistema sia stato messo fuori gioco, non solo una o alcune regioni. Non riesco a capire come ciò sia potuto succedere».

Il professor Finger ha spiegato a swissinfo che il sistema di approvvigionamento energetico delle ferrovie elvetiche è «quello tipico» dei paesi europei.

Tuttavia in Svizzera si può osservare un’inusuale tendenza all’effetto «domino» per il quale un problema tecnico in una regione specifica si diffonde con rapidità nel resto del paese. La Svizzera deve inoltre fare i conti con il fatto che il suo sistema elettrico ferroviario non è compatibile con gli standard europei.

Isolamento

Le ferrovie elvetiche hanno sviluppato il proprio sistema d’approvvigionamento energetico in modo indipendente dopo la Prima guerra mondiale. Il professor Ulrich Weidmann, esperto del Politecnico federale di Zurigo, spiega che l’isolamento del sistema è stato attuato per delle ragioni storiche.

«La Svizzera è uno dei cinque paesi europei – con la Germania, l’Austria, la Norvegia e la Svezia – ad aver sviluppato dei sistemi d’approvvigionamento energetico specifici per le ferrovie», racconta il professor Weidmann.

«Le ragioni tecniche di un tempo oggi non sono più rilevanti. Ma cambiare il sistema adesso sarebbe troppo costoso. Ciò ha conseguenze soprattutto per la Svizzera che si trova piuttosto isolata all’estremo sud di un sistema incompatibile con quello di alcuni suoi vicini».

Mentre altri paesi, come la Francia, forniscono energie ai loro treni ad una frequenza di 50 Hertz (standard europeo per le condutture elettriche), i cinque «pionieri» della ferrovia funzionano ad una frequenza di 16 2/3 Hertz.

Di conseguenza le Ferrovie federali svizzere (FFS) sono costretto a rifornirsi principalmente da 10 impianti fatti su misura, i quali forniscono energia ai treni della nazione attraverso 1’800 chilometri di cavi di trasmissione.

Polemiche con gli ambientalisti

Weidmann ritiene che un altro dei problemi maggiori sia rappresentato dal fatto che la rete svizzera rende difficile approvvigionarsi d’energia attraverso percorsi alternativi quando si verifica un problema in un determinato punto.

Hansjörg Hess, responsabile delle infrastrutture per le FFS, ha accennato alla stessa problematica e ha detto che la compagnia è al corrente della «debolezza strutturale» del sistema e che da tempo è alla ricerca di soluzioni. Tuttavia si tratta di ricerche che richiedono tempo – a volte più di dieci anni – e denaro.

Weidmann ritiene che tra le cause della mancanza d’iniziativa ci siano anche le obiezioni di chi è contrario a nuovi cavi di trasmissione elettrica, soprattutto nelle Alpi. Un piano di costruzione di un elettrodotto sul passo del Gemmi è fallito per questa ragione negli anni Ottanta e una forte resistenza si è riscontrata anche per dei progetti simili sul passo della Novena e per la linea tra Kerzers e Yverdon.

Weidmann riconosce che «l’aspetto della frequenza è uno dei problemi maggiori ed è stato molto discusso. Ma sarebbe semplicemente troppo costoso adattare tutta l’infrastruttura agli standard europei. Gli aspetti strutturali sono più facili da gestire, anche se devono essere superati alcuni ostacoli. Ma è una cosa che la Svizzera deve fare da sola».

swissinfo, Chris Lewis
(traduzione, Doris Lucini)

Il 22 giugno 2005 un blackout ha paralizzato i treni in tutta la Svizzera.

All’origine della panne senza precedenti c’è un cortocircuito nella linea di alimentazione elettrica tra Amsteg e Rotkreuz (Svizzera centrale).

Le altre due linee della regione non erano in funzione perché nelle loro vicinanze si stavano eseguendo importanti lavori.

Tutta l’elettricità generata dagli impianti delle FFS è stata convogliata verso il Ticino, dove il sovraccarico energetico ha fatto scattare i sistemi di sicurezza che hanno bloccato le centrali.

Nel resto della Svizzera c’è stato un calo di tensione.

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