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Turismo: verde è «in», sostenibile è meglio

Pascoli magri, boschi e pietra calcarea ad un passo dal cielo: lo Chasseral è un tipico massiccio della catena giurassiana swissinfo.ch

Un giorno o un mese, in Svizzera o in paesi lontani: le vacanze sono sempre un sogno. Ma spesso fanno male all’ambiente e alla cultura.

Con la creazione del parco regionale dello Chasseral, il giura bernese cerca di conciliare le necessità dell’ambiente, dei turisti e degli abitanti della zona.

«Il turismo è come il fuoco, ci puoi preparare la minestra, ma rischi anche di bruciare la casa». Gli asiatici, che notoriamente amano i proverbi, si sono inventati anche questo. Rende bene l’idea del fragile equilibrio esistente tra i vantaggi e i rischi legati all’afflusso di turisti.

Quando l’equilibrio si spezza, ci si trova di fronte ai purtroppo molti esempi di spiagge esotiche deturpate da alberghi per turisti occidentali, di piscine costruite in zone dove l’acqua scarseggia, di popolazioni cacciate dai loro villaggi per realizzare delle riserve naturali ad uso e consumo dei viaggiatori.

Un problema, soprattutto per i paesi in via di sviluppo. Se ne è discusso in maggio alla prima Conferenza internazionale sul turismo sostenibile che si è tenuta a Fortaleza (Brasile), una conferenza che ha dato la parola ai diretti interessati.

Ma cosa deve fare il turismo per essere sostenibile? «Deve rispettare le esigenze dei viaggiatori, ma anche e soprattutto quelle delle persone che vivono nelle località turistiche» risponde a swissinfo Christine Plüss, direttrice di «akte», un gruppo di lavoro che si occupa di Turismo e Sviluppo. «È un turismo che deve avere un atteggiamento responsabile da un punto di vista sociale, essere compatibile con l’ambiente e portare ad uno sviluppo economico duraturo».

Chasseral: la montagna e l’uomo

Un turismo di questo tipo non se lo augurano solo i paesi in via di sviluppo, farebbe bene anche alla Svizzera. Se ne sono resi conto i promotori del Parco regionale dello Chasseral che stanno tentando di sposare la difesa del patrimonio naturale e culturale con la promozione del turismo.

«È un’idea che nasce dal buon senso», spiega a swissinfo Fabien Vogelsperger, il coordinatore del progetto. «Non vogliamo creare una riserva naturale o un parco d’attrazioni alla Disneyland. Vogliamo semplicemente armonizzare la coabitazione tra attività umane – turismo, agricoltura, selvicoltura – e ambiente naturale».

Meta delle gite domenicali di molti abitanti di Bienne, Neuchâtel e La Chaux-de-Fonds, il massiccio dello Chasseral è un piccolo gioiello delle montagne giurassiane, un gioiello forgiato nel corso dei secoli dal lavoro dell’uomo e della natura. Un centinaio di contadini lavorano nella regione del massiccio, concentrandosi soprattutto sulla produzione di latte. Un latte talmente buono che è alla base di ben due formaggi a denominazione d’origine controllata: la Tête de moine e il Gruyère.

Far conoscere per far rispettare

Nonostante lo Chasseral sia ricco di bellezze naturali – si pensi tanto per fare un esempio all’arenaria grandiflora, una pianta che in Svizzera è minacciata – i turisti si limitano per lo più a salire in macchina fino all’ hôtel posto sulla sommità del massiccio.

«Soprattutto durante le belle domeniche d’ottobre », racconta Vogelsperger «può capitare che nella zona adiacente all’ hôtel ci siano dei veri e propri imbottigliamenti. La gente va sullo Chasseral per respirare un’aria diversa da quella di città, ma ci va in macchina e questo è in qualche modo una contraddizione». Le passeggiate si limitano spesso alle poche centinaia di metri che separano l’hôtel dall’antenna di trasmissione.

Lo Chasseral, alla ricerca di un turismo dolce, deve tentare di risolvere queste contraddizioni. E per Fabien Vogelsperger la parola d’ordine è informazione: «La montagna è ancora segreta, è necessario valorizzarla, farla conoscere, sensibilizzare le persone, affinché possa nascere un nuovo e più rispettoso interesse nei confronti di questa natura straordinaria».

Lo scopo non è tanto quello di aumentare il flusso turistico – non si programma ad esempio di costruire degli alberghi nella regione – ma di renderlo più consapevole e distribuirlo meglio sul territorio. Per questo si pensa ad ampliare l’offerta di trasporti pubblici, si migliora la rete di sentieri e si stanno realizzando dei percorsi a temi, come quello sulla genziana.

Alla ricerca di risorse per il futuro

«Non vogliamo proteggere la natura tanto per farlo» aggiunge Vogelsperger, «non siamo un parco naturale». È anche per questo che il turismo, con le sue ricadute economiche, fa parte integrante del progetto di sviluppo sostenibile della zona.

In particolare rappresenta un’opportunità per i contadini, che aprendo dei piccoli ristori o offrendo un letto per dormire potrebbero diversificare le loro attività. Un passo importante questo, viste le crescenti difficoltà del settore agricolo. Un passo che però richiede un notevole sforzo da parte dei diretti interessati, non è facile infatti cambiare per così dire mentalità e trasformarsi da allevatore a ristoratore.

Aiutare i contadini a sviluppare delle nuove idee, animarli a valorizzare i loro formaggi o il loro miele nel giusto modo, senza limitarsi semplicemente a venderli: ecco un altro degli obiettivi del parco. Un obiettivo essenziale, perché, come spiega Fabien Vogelsperger, «ci sono delle aziende che se non si interviene fra una decina d’anni saranno costrette a chiudere e questo avrebbe delle conseguenze deleterie sul paesaggio dello Chasseral».

Turismo verde

Avviato sulla buona strada, il parco regionale dello Chasseral sembra rispondere alla crescente domanda di offerte turistiche “verdi”, un mercato tutt’altro che di nicchia, visto che in Svizzera il 30% delle persone si dichiara “vicino alla natura” (vedi rubrica Fatti e cifre).

«Oggi c’è davvero chi desidera fare dell’agriturismo, mentre solo una decina di anni fa chi avesse raccontato che andava a dormire in una fattoria sullo Chasseral sarebbe stato preso per pazzo» constata Fabien Vogelsperger.

Christine Plüss, di «akte», conferma il trend del turismo verde a livello mondiale. Ma ammonisce: «L’ecoturismo, a cui l’Onu ha dedicato il 2002, non è necessariamente ecologico e sostenibile». Insomma, desiderare di vedere le bellezze della natura non equivale automaticamente a rispettarla, gli abusi sono dietro l’angolo.

Ben venga la voglia di verde, quindi, ma solo se è davvero legata al rispetto dell’ambiente e se non dimentica gli aspetti sociali del turismo. Chi realizza dei guadagni con le mie vacanze? Quanto? In che modo vengono riutilizzati i miei soldi? Contribuiscono allo sviluppo della regione? Domande che forse, prima di partire, dovremmo porci più spesso.

swissinfo, Doris Lucini, Chasseral

In aumento le richieste di viaggi ecologicamente e socialmente sostenibili (+60% secondo un’associazione che raggruppa 80 agenzie di viaggio tedesche attive nel settore)
In Svizzera: 30% della popolazione afferma di amare le vacanze a contatto con la natura.
Gli introiti dovuti a questa forma di turismo ammontano a 2,3 miliardi di franchi l’anno
Potenziale di crescita per i prossimi 10 anni: dal 10% al 40%
Il turista svizzero “verde” è disposto a pagare il 10-20% in più (fonte: Seco)

Il turismo è sostenibile quando rispetta le caratteristiche ambientali e culturali della regione scelta come meta e quando contribuisce allo sviluppo economico della stessa.

La sfida è quella di ideare delle offerte turistiche che possano mettere tutti d’accordo: ambiente, viaggiatori e abitanti. In Svizzera si sta cercando di farlo nella biosfera dell’Entlebuch o nel parco regionale dello Chasseral, luoghi in cui la valorizzazione del paesaggio è vista come strumento di sviluppo regionale adatto a conciliare economia ed ecologia.

Che la direzione presa sia quella giusta lo dimostra uno studio pubblicato nel 2002 su commissione del Segretariato di Stato dell’economia (Seco): il settore del turismo verde è in forma e ha un buon potenziale di crescita.

Al 30% di Svizzeri che dichiara di amare le vacanze verdi, piace, oltre al contatto con la natura, la gastronomia, specialmente quando è composta da specialità regionali e prodotti biologici.

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