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“120 giornate di Sodoma”, autografo de Sade da Svizzera in Francia

(Keystone-ATS) È un insieme di fogli incollati uno dietro l’altro, lungo 12 metri e largo 11,5 centimetri, scritto fronte-retro con una calligrafia minuscola, arrotolato per essere ben camuffato tra le pietre delle mura della sua cella: torna in Francia, dopo trent’anni di querelle giudiziarie, il manoscritto originale de ‘Le 120 giornate di Sodoma’ che il marchese de Sade compose nella prigione della Bastiglia nel 1785.

A lungo conteso tra Svizzera e Francia, è stato infine acquistato per 7 milioni di euro da Gerard Lheritier, presidente della società Aristophil e fondatore del Museo delle lettere e dei manoscritti di Parigi, una collezione privata, dove il documento autografo sarà mostrato al pubblico da settembre. In condizioni perfette, diventa uno dei tre manoscritti più costosi conservati in Francia. È stato assicurato per 12 milioni di euro dai Llyods.

“Questo manoscritto eccezionale, rubato nel 1982, venduto e quindi conteso tra due famiglie, conservato in Svizzera, è infine ritornato in Francia dopo una storia rocambolesca”, spiega Lheritier. La Biblioteca nazionale di Francia, anch’essa interessata all’acquisizione dell’opera, si è felicitata che il manoscritto sia tornato Oltralpe e che il suo statuto giuridico sia stato chiarito.

Inoltre non esclude di farlo entrare nelle sue collezioni e farlo diventare patrimonio nazionale. Per i discendenti del divin marchese “oggi è un po’ come se lui lo ritrovasse”. “Fino alla morte si disperò per averlo perso (in seguito al trasferimento a Charenton, qualche giorno prima della presa della Bastiglia, ndr.) – osserva Hugues de Sade – era inconsolabile”.

L’opera mitica di Donatien Alphonse François de Sade, di cui quest’anno ricorre il bicentenario della morte, è una sorta di enciclopedia delle 600 perversioni sessuali più spinte, tra stupri, torture, mutilazioni, pedofilia e omicidi commessi da quattro uomini su 42 vittime sottomesse al loro potere. È ritenuta di una violenza inaudita e definita dallo stesso autore “il racconto più impuro che sia mai stato fatto”. Nel 1975, ispirò il film di Pasolini ‘Salò o le 120 giornate di Sodoma’.

Il manoscritto fu ritrovato intatto dopo la distruzione della Bastiglia, nella cella dove era detenuto il marchese, e venne venduto alla famiglia Villeneuve-Trans che lo conservò per tre generazioni. All’inizio del XX secolo fu acquistato e pubblicato (sebbene con numerosi errori di traduzione) da uno psichiatra di Berlino, Iwan Bloch. L’originale rimase in Germania sino al 1929, quando venne riacquistato da Marie-Laure de Noailles (discendente di de Sade) che ne pubblicò una versione destinata solamente a bibliofili che ne avessero fatto richiesta, per evitare la censura.

Poi nel 1982 sua figlia, Nathalie de Noailles, affidò il prezioso manoscritto all’amico editore Jean Groet, che lo vendette per 300.000 franchi francesi (circa 75.000 franchi svizzeri) a un collezionista ginevrino di libri rari, in particolare erotici, Gérard Nordmann (1930-1992). Fece seguito una lunga battaglia giudiziaria: per la Francia il manoscritto è stato rubato e va restituito ai de Noailles. Ma secondo la giustizia elvetica Nordmann acquistò il documento in buona fede.

La soluzione è arrivata da Lheritier dopo anni di negoziati: “Una parte dei 7 milioni – spiega – è andata alla famiglia Nordmann, custode legale del rotolo secondo la giustizia elvetica, e l’altra a Carlo Perrone, figlio di Nathalie de Noailles, proprietaria legittima del manoscritto secondo la giustizia francese”.

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