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“Moneta intera”: esperto, di per sé funziona, ma cambio radicale

(Keystone-ATS) In linea di principio l’iniziativa popolare “Moneta intera” – che vuole impedire alle banche di creare dal nulla denaro che, secondo i promotori, finisce poi in inutili speculazioni e in grandi bolle finanziarie – potrebbe funzionare.

Comporterebbe tuttavia un cambiamento troppo radicale: lo sostiene il noto economista Aymo Brunetti, secondo il quale gli stessi obiettivi di stabilità finanziaria possono essere raggiunti attraverso via meno impervie.

“La maggioranza degli economisti direbbe che un sistema a moneta intera potrebbe fondamentalmente funzionare”, afferma in un’intervista al portale Cash.ch il professor Brunetti, che fra l’altro guida un gruppo di esperti incaricato di analizzare le disposizioni svizzere sul tema di “too big to fail”. “Ma il grande problema è come arrivarci”.

Se si potesse costruire il sistema “su un prato verde”, vale a dire su una superficie in cui non c’è nulla, sarebbe una variante da prendere in considerazione. Secondo il professore ed ex capo economista della Segreteria di stato dell’economia (SECO) il problema è però che oggi abbiamo a che fare con un sistema completamente differente.

“Sarebbe necessario un cambiamento radiale, in un ambiente in cui tutti gli altri paesi manterrebbero il sistema attuale”, spiega Brunetti. Per l’economia e per la piazza finanziaria sarebbe un mutamento “incredibilmente difficile”. I vantaggi sarebbero trascurabili in rapporto ai rischi estremi che comporterebbe questa trasformazione.

Inoltre sempre stando al docente all’Università di Berna vi sono strumenti molto migliori per assicurare la stabilità della finanza: vale a dire proprio quelli proposti del gruppo di esperti sul “troppo grande per fallire” (che puntano essenzialmente ad aumentare i fondi propri). I rischi vengono in tal modo ridotti in modo assai più semplice che attraverso l’approccio dell’iniziativa, che si trova nella fase di raccolta delle firme (il termine è il 3 dicembre).

Il colloquio con Cash.ch è stato anche l’occasione per tastare il polso all’economia elvetica. La Svizzera dovrà far fronte ancora ad alcuni trimestri difficili, sostiene Brunetti. Non bisogna attendersi una grave recessione, ma ci vorrà del tempo per ritrovare il cammino di una normale crescita.

L’economia svizzera è notevolmente rallentata, come era da aspettarsi dopo la fine del cambio minimo euro/franco. Il ripiegamento è stato però meno brusco del previsto: le azienda si sono adattate relativamente bene alla nuova situazione. Anche sul fronte dei cambi la situazione non è più così drammatica come in gennaio: “il franco rimane sopravvalutato, ma non in modo così estremo come allora”, osserva lo specialista.

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