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“Non vado a Londra”, Trump teme proteste e dà forfait

(Keystone-ATS) Donald Trump cancella l’attesa visita a Londra per l’inaugurazione della nuova ambasciata americana. E “scarica” la colpa della sua decisione su Barack Obama.

Anche se molti sono convinti che il tycoon sia tornato sui suoi passi e abbia deciso di rifiutare l’invito della Regina Elisabetta per il timore delle preannunciate proteste.

Scegliendo il suo mezzo di comunicazione preferito, Twitter, il presidente americano spiega che la sua decisione di annullare il viaggio è legata alle scelte del suo predecessore: Obama – secondo Trump – ha svenduto l’attuale ambasciata americana nel prestigioso quartiere di Mayfair per poche ”noccioline” e poi speso 1,2 miliardi di dollari per costruirne una nuova in un’area meno rinomata, quella di Nine Elms. ”Un cattivo affare” twitta il presidente.

Le sue spiegazioni non sono pero’ del tutto corrette: i piani per spostare l’ambasciata erano infatti stati messi a punto e avviati nel 2008, quando alla Casa Bianca c’era il repubblicano George W. Bush e al termine di ”un lungo e curato processo” aveva detto l’allora ambasciatore in Gran Bretagna, Robert Tuttle. Obama si è limitato solo a portarli avanti vendendo l’edificio a Grosvenor Square alla società Qatari Diar Real Estate Investment, che intende trasformarlo in un albergo di lusso. Oltretutto, scrive il Guardian, Nine Elms è attualmente una delle zone più care di Londra dove acquistare immobili.

Soddisfatto della “ritirata” di Trump il sindaco di Londra, Sadiq Khan, che con il presidente americano ha avuto diversi scontri. ”Sembra che abbia ricevuto il messaggio: molti londinesi ammirano l’America e gli americani ma ritengono le politiche di Trump all’opposto dei valori della nostra città.

Valori di inclusione, diversità e tolleranza”, aggiunge Kahn sottolineando come l’arrivo del tycoon “sarebbe stato caratterizzato da proteste di massa pacifiche. Questo mette in evidenza l’errore di Theresa May nell’affrettarsi a estendere l’invito per una visita di stato”. Al sindaco di Londra fa eco l’ex leader dei Labour, Ed Miliband. ”Nessuno voleva che venisse. Ha ricevuto il messaggio”.

La retromarcia di Trump sulla visita crea imbarazzo a Downing Street e al primo ministro May impegnata nelle difficili trattative sulla Brexit, e spiazzata negli ultimi mesi dai tweet del presidente americano.

L’ultimo in ordine temporale quello sul video anti-musulmani del gruppo di estrema destra Britain First: un tweet che ha scatenato polemiche in Gran Bretagna e una vera levata di scudi contro Trump, gettando un’ombra sulla storica “relazione speciale” fra i due paesi. Quella relazione su cui May, la prima leader a visitare la nuova Casa Bianca, ha fatto immediato affidamento come “arma” per limitare i possibili effetti negativi del dopo Brexit.

”Un invito e’ stato esteso e accettato, ma nessuna data e’ stata fissata”, e’ per ora il commento laconico di Downing Street alla cancellazione della visita. Dello stesso tenore la stringata nota della Casa Bianca: ”Un invito è stato fatto e accettato, e stiamo ancora lavorando per finalizzare una data”. A inaugurare l’ambasciata americana a Londra dovrebbe essere a questo punto il segretario di Stato Rex Tillerson.

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