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34 anni da Chernobyl, Onu, vittime non saranno dimenticate

Un monumento ai caduti a Kiev. KEYSTONE/EPA/SERGEY DOLZHENKO sda-ats

(Keystone-ATS) Era da poco passata l’una del mattino del 26 aprile 1986 quando l’esplosione del reattore numero quattro nella centrale di Chernobyl, in Ucraina, provocò il più grande disastro nucleare della storia assieme a Fukushima, in Giappone, nel 2011.

A 34 anni di distanza le conseguenze di quella catastrofe, che sprigionò una potenza equivalente a 500 bombe atomiche come quella sganciata su Hiroshima, “restano”, ha detto l’Onu ricordando “uomini, donne e bambini colpiti dalla contaminazione che non saranno dimenticati”.

La nube tossica causò la morte di 31 persone e l’evacuazione di 400.000 persone dall’area ma tutto il mondo fu terrorizzato. Nubi radioattive raggiunsero anche l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino alla costa est degli Stati Uniti.

E negli anni la calamità ha causato migliaia di tumori coinvolgendo circa 8,4 milioni di persone tra Ucraina, Bielorussia e Russia. Le cause dell’incidente, che l’Unione Sovietico tentò di insabbiare, sono da imputare ad errori tecnici, cattiva gestione, problemi relativi alla struttura e all’impianto. Sta di fatto che durante un “test di sicurezza” si verificò un brusco aumento della potenza e la conseguente esplosione.

Oggi Chernobyl è diventata una meta turistica molto frequentata anche grazie alla popolare serie sul disastro uscita l’anno scorso e prodotta da Sky-Hbo. Sembra che anche in questi giorni, nonostante il mondo sia in lockdown a causa del coronavirus vi siano visitatori. Di recente se ne è tornato a causa degli incendi che stanno devastando le foreste vicino alla centrale tre settimane fa. In questi giorni il vento ha reso difficile domare le fiamme e un fumo nero ha raggiunto Kiev tanto che le autorità hanno chiesto agli abitanti di restare in case. Il livello di radiazioni, assicurano, resta nella norma.

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