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Accordo fiscale frontalieri, no fughe in avanti, sì al dialogo

Il consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega). KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) Nessuna fuga in avanti: con l’Italia è meglio il dialogo, non il confronto. È quanto risponde il Consiglio federale a un’interpellanza del consigliere nazionale Lorenzo Quadri (Lega).

Vista la reticenza del Belpaese a firmare l’accordo fiscale sui frontalieri, Quadri chiede al governo di denunciare l’accordo tra Berna e Roma sui ristorni del 1974.

Nella sua risposta, il governo rammenta che in gennaio, il ministro Enzo Moavero Milanesi ha assicurato che il Governo italiano avrebbe presto trattato la questione della firma dell’accordo relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, parafato nel mese di dicembre del 2015.

Tuttavia, ammette l’esecutivo, ad “oggi non abbiamo ricevuto alcun parere ufficiale circa la conclusione dell’accordo da parte del nuovo Governo italiano”.

Qualora il consiglio di stato ticinese dovesse bloccare il versamento dei ristorni difficilmente Bellinzona potrebbe contare sull’appoggio del Consiglio federale.

Nella sua risposta, un po’ sibillina, Berna sottolinea che “eventuali iniziative volte a sollecitare la firma dell’accordo parafato nel 2015 devono avvenire nel rispetto del quadro normativo vigente”. Il Consiglio federale ritiene insomma “che si debba continuare a privilegiare la via del dialogo con l’Italia”.

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