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AI: 100’000 firme contro tirocinio ridotto per handicappati

(Keystone-ATS) Niente ostacoli supplementari alla formazione professionale dei giovani handicappati: le associazioni in difesa dei disabili hanno consegnato oggi alla Cancelleria federale una petizione munita di 100’000 firme contro il giro di vite di Berna per ridurre i costi dell’Assicurazione invalidità (AI).

Se le misure di risparmio si dovessero concretizzare, due terzi degli attuali apprendisti non raggiungerebbe le nuove condizioni previste per il finanziamento e si troverebbe quindi in una “impasse” professionale, sostengono le associazioni Insieme, Cerebral e Procap, sostenute da un comitato di politici.

Il Consiglio federale mira a risparmiare circa la metà dei costi attuali per l’avviamento professionale AI. La misura doveva essere inizialmente attuata nell’ambito della prevista revisione dell’Assicurazione invalidità. Prima ancora che il parlamento ne abbia discusso, l’Ufficio federale delle assicurazioni sociali ha tuttavia già introdotto le nuove limitazioni, con una circolare che porta la data del 30 maggio.

Nello scritto si rileva che l’avviamento professionale dura di regola due anni, ma che in molti casi l’integrazione degli assicurati non raggiunge un livello che influisce sull’ammontare della rendita. L’avviamento professionale sarà dunque d’ora in poi concesso indistintamente per un anno soltanto. Il prolungamento di un altro anno sarà possibile solo se delineano “buone prospettive di raggiungere una capacità di guadagno influente sull’ammontare della rendita”.

Per gli interessati e le loro famiglie, è inaccettabile che i giovani disabili siano privati del tirocinio per ragioni di redditività. Lavorare – affermano – va oltre il semplice guadagno economico. La petizione vuol essere un messaggio forte alle autorità. “Abbiamo provato che siamo capaci di lanciare un referendum” contro la revisione dell’AI, afferma il portavoce di Procap Bruno Schmucki.

Le associazioni pro disabili trovano particolarmente sconvolgente che il futuro professionale di giovani handicappati sia già chiuso fra i 16 e i 18 anni. Come tutti gli altri ragazzi – sostengono – quelli affetti da disabilità meritano di avere una possibilità di svilupparsi dal punto di vista lavorativo e personale, sfruttando le proprie potenzialità. Il diritto all’istruzione deve esserci anche se la carriera dipenderà da un cosiddetto “lavoro protetto”.

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