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Al via colloqui su Siria, oppositori a Ginevra domenica

(Keystone-ATS) Sono partiti i colloqui di Ginevra sulla Siria mediati dalle Nazioni Unite, ma per ora senza le opposizioni, il cui gruppo principale è però atteso nella città sul Lemano domenica.

La delegazione degli oppositori in esilio a Riad, in Arabia Saudita, e che da qualche settimana si è nominata Suprema Commissione per il Negoziato (Scn), fa sapere di essere ancora in attesa che l’Onu dia garanzie che il regime di Damasco e il suo alleato russo cessino i bombardamenti sui civili e lascino entrare aiuti umanitari ai civili, assediati da lungo tempo. Ma in serata l’inviato speciale Onu, Staffan de Mistura, ha detto di avere “buone ragioni” per ritenere che il “principale gruppo” d’opposizione arriverà a Ginevra domenica.

Intanto anche l’Olanda, dopo Francia e Gran Bretagna, ha annunciato di voler allargare alla Siria il raggio della sua azione contro l’Isis, dopo esser già parte della coalizione guidata dagli Usa in Iraq.

Dopo una lunga giornata di incertezze, nel tardo pomeriggio la delegazione governativa guidata dall’ambasciatore siriano all’Onu, Bashar Jaafari, ha incontrato de Mistura. Lo stesso diplomatico italo-svedese aveva inviato ieri un messaggio pubblico ai siriani invitandoli a sostenere gli incontri di Ginevra in quanto “è un’opportunità che non può essere mancata”.

I colloqui sono i primi da quando nel 2014 il predecessore di de Mistura, Lakhdar Brahimi, aveva fallito nel tentativo di trovare una posizione comune alle parti. All’epoca Brahimi era riuscito per una sola riunione a far sedere le parti attorno allo stesso tavolo.

Questa volta il diplomatico si è accontentato della formula dei negoziati indiretti: ciascuna delegazione avrebbe incontrato il mediatore Onu separatamente.

Il processo era stato avviato nei mesi scorsi a Vienna, quando tutti gli attori regionali e internazionali, compresi l’Iran e l’Arabia Saudita, si erano detti d’accordo nell’avviare un dialogo tra due delle diverse parti nel conflitto che fino a oggi ha mietuto oltre 250 mila morti e costretto più di 12 sui 21 milioni di siriani ad abbandonare le loro case.

Secondo il percorso delineato a Vienna e formalizzato poi da una risoluzione Onu approvata a dicembre, dopo i colloqui di Ginevra avrebbe dovuto iniziare un processo di transizione politica dai contorni assai vaghi.

Le parti non si erano infatti accordate sulla sorte politica e giudiziaria del presidente Bashar al Assad, responsabile per la commissione d’inchiesta Onu sulla Siria di crimini di guerra e contro l’umanità.

L’inasprimento di violenza causato dall’intervento russo, cominciato alla fine di settembre a favore delle forze governative nella Siria centrale e nella Siria nord-occidentale, ha scatenato la reazione dei Paesi sponsor di diversi gruppi armati anti-regime, presenti attorno a Damasco, nel nord e nel sud del Paese.

L’uccisione alla fine di dicembre in un raid aereo, attribuito alla Russia, di un importante capo di una milizia filo-saudita vicino alla capitale e la crescente tensione tra Arabia Saudita e Iran a partire dall’inizio di gennaio, hanno però rotto il clima di apertura di Vienna e hanno spinto le parti a irrigidirsi.

Le opposizioni riunite a Riad hanno posto pre-condizioni umanitarie alla loro partecipazione a Ginevra. La Russia e i suoi alleati hanno definito “terroristi” alcuni gruppi invitati dai sauditi a recarsi in Svizzera, e hanno invece caldeggiato la presenza a Ginevra di gruppi dell’opposizione assai più concilianti con Damasco.

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