Prospettive svizzere in 10 lingue

Algeria: sequestratori chiedono liberazione 100 detenuti

(Keystone-ATS) Non si è fatta attendere la “vendetta” del terrorismo islamico per la guerra francese in Mali. Un commando armato ha preso d’assalto stamani all’alba un campo petrolifero algerino della Sonatrach, dove lavora insieme alla britannica Bp e alla norvegese Statoil, nella zona di In Amenas, a un centinaio di chilometri dalla frontiera libica.

E ha preso in ostaggio 41 stranieri di diverse nazionalità: nell’operazione sono morti un britannico e un algerino, sei persone – tre stranieri e tre algerini delle forze di sicurezza – sono rimaste ferite. “Secondo le informazioni di cui disponiamo, nessun cittadino elvetico si troverebbe tra gli ostaggi”, ha dichiarato questa sera all’ats un portavoce del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE). L’ambasciata svizzera in Algeria segue attentamente l’evolversi della situazione.

I rapitori hanno chiesto, in cambio del rilascio degli stranieri, che siano liberati detenuti islamici in Algeria, cosa che appare difficilmente praticabile perchè l’Algeria ha come dogma la linea dura con i terroristi. Come sta accadendo per i tre diplomatici algerini rapiti a Gao del Mujao, sui quali l’intransigenza di Algeri è netta, come ha ribadito lo stesso ministro dell’Interno, Dahou Ould Kablia. Per il resto domina una grande confusione alimentata da notizie che, venendo anche dal molto lontano dall’Algeria, hanno ingarbugliato la vicenda.

Gli ostaggi sarebbero ancora prigionieri nel campo dove ci sarebbe, oltre ai pochi subito lasciati andare, anche un centinaio di impiegati algerini cui è data libertà di muoversi – a differenza degli ostaggi stranieri controllati a vista -, ma non di uscire dall’impianto. Il ministro dell’Interno algerino ha inoltre riferito che il sito è accerchiato da esercito e forze di sicurezza e che i sequestratori non provengono nè dal Mali, nè dalla Libia, ma che sono originari dell’Algeria.

Su questa storia si staglia la figura di Moctar Belmoctar, fino a pochi mesi fa capo della più sanguinaria brigata di Aqmi, i “portatori di turbantè. Da Aqmi era stato dimissionato per volere del capo, l’emiro Droukdel, cui non piaceva la sua autonomia e, soprattutto, la deriva militarista che aveva imposto ai suoi. Tanto che, cacciato da Aqmi, ha raggiunto Gao, dove comandano i miliziani del Mujao, mettendo a loro disposizione il suo fanatismo e la sua ferocia.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR