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Allarme CIA, Isis addestra uomini contro Occidente

Il direttore della CIA John Brennan KEYSTONE/AP/J. SCOTT APPLEWHITE sda-ats

(Keystone-ATS) Nonostante i progressi della coalizione internazionale, che avanza sul campo di battaglia e riduce il sistema di autofinanziamento del Califfato, l’Isis “mantiene la sua capacità terroristica e il suo raggio d’azione globale”: lo ha ammesso il capo della CIA.

John Brennan, in una audizione al Congresso, ha previsto che il gruppo terroristico “intensificherà la sua campagna del terrore globale per mantenere il suo predominio nell’agenda del terrorismo globale”. E lo farà, ha riferito davanti alla commissione intelligence del Senato, continuando ad addestrare e a inviare in Occidente i suoi uomini, mobilitando i “lupi solitari” e affidandosi maggiormente alle tattiche della guerriglia per compensare le sue perdite territoriali in Medio Oriente.

Brennan si è detto preoccupato dalla crescita, come base di operazioni Isis, della Libia, dove ci sono 5000-8000 militanti. A suo avviso il gruppo libico dell’Isis è probabilmente il più evoluto e pericoloso: un campanello d’allarme per l’Italia, il Paese più vicino e con più legami con Tripoli.

L’Isis, ha spiegato il capo della CIA, “ha un’ampia squadra di combattenti occidentali che potrebbero servire come operativi per attacchi in Occidente” e “probabilmente sta lavorando per farli arrivare in vari Paesi, forse col flusso di rifugiati o attraverso mezzi di viaggio legittimi”.

Sale la preoccupazione anche per il tentativo del Califfato di mobilitare i propri seguaci a compiere attentati nei propri Paesi. È la minaccia dei “lupi solitari”, come appare essere finora Omar Mateen, che secondo Brennan non aveva “alcun legame diretto” con gruppi terroristici, nonostante la sua dichiarazione di fedeltà “last minute” all’Isis.

Il Califfato, ha sottolineato il numero uno della CIA, “appare ben lontano dal realizzare la visione di Abu Bakr al-Baghadadi”, che lo aveva proclamato due anni fa a Mosul, ma appare ancora vitale e in grado di generare fondi per milioni di dollari, grazie alle tasse e alla vendita di greggio. E anche se il numero dei militanti in Siria e in Iraq è sceso dai 33’000 dello scorso anno ai 18-22’0000 di ora, il numero complessivo dei combattenti è ancora superiore a quello raggiunto da al-Qaida nel suo momento migliore.

L’Isis sta inoltre coltivando le sue branche in un network interconnesso, da quella del Sinai, diventato “il gruppo più attivo e capace in tutto l’Egitto” a Boko Haram, dotato di migliaia di militanti e diventato il suo braccio armato nell’Africa occidentale. Faticano invece a guadagnare terreno la branca yemenita, divisa in varie fazioni, e quella afghana-pakistana, in parte per la competizione dei talebani.

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