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Ancora raid raid sauditi nello Yemen, ma ribelli avanzano

(Keystone-ATS) Per la terza notte consecutiva raid aerei della coalizione guidata dall’Arabia Saudita hanno colpito in Yemen postazioni e convogli dei ribelli sciiti filo-iraniani Houthi in un’operazione che Riad promette continuerà fino allo loro sconfitta.

Gli Houthi però avanzano ugualmente su almeno due fronti e i 22 paesi della Lega araba, riuniti in un summit a Sharm El Shekh, in Egitto, si apprestano a varare una forza di intervento rapido che fra qualche mese potrebbe essere messa alla prova proprio nello Yemen.

“L’operazione “Decisive storm” continuerà” fino a raggiungere “il suo scopo di garantire sicurezza e stabilità al popolo dello Yemen”, ha dichiarato il re saudita Salman al tavolo del summit. Sempre a Sharm El Sheikh, più preciso è stato il presidente yemenita Abdo Rabbo Mansur Hadi costretto giorni fa a fuggire dal suo Paese: “Chiedo la prosecuzione dell’operazione ‘Decisive Storm’ fino alla resa dei banditi”, ha detto riferendosi ai ribelli.

Riad ha annunciato di aver distrutto la maggior parte dei “missili balistici” di cui gli Houthi si erano impadroniti e ha annunciato che elicotteri Apache hanno colpito postazioni di ribelli verso il confine con l’Arabia Saudita.

In questa sorta di guerra per procura fra mondo arabo e Iran, è da venerdì che Riad dichiara il controllo dello spazio aereo e la distruzione di oltre il 40% delle difese antiaeree dei ribelli. Gli Houthi però, che controllano grandi città tra cui la capitale Sanaa, oltre ad avanzare verso i confini sauditi da venerdì hanno una loro prima postazione sul Mar arabico nel porto di Shaqra, cento km a est di Aden.

Dopo le informazioni su 45 civili e circa 80 ribelli uccisi in due giorni, in serata mancavano dati attendibili su altre vittime. In questo scenario l’Onu ha comunque iniziato ad evacuare il proprio personale da Sanaa richiamando oltre cento persone.

Nell’esortare ad aprire un negoziato, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha detto che quella del dialogo è “l’unica possibilità” per evitare “un lungo conflitto”.

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