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Apertura negozi: Cantoni, commercianti e sindacati divisi

(Keystone-ATS) Reazioni contrastanti al progetto di legge volto a liberalizzare e armonizzare a livello federale gli orari di apertura dei negozi, in ossequio a una mozione del consigliere agli Stati Filippo Lombardi (PPD/TI). Tutti i Cantoni, ad eccezione del Ticino, i sindacati e la sinistra sono contrari; i grossi commercianti al dettaglio, le associazioni economiche e i partiti borghesi invece l’appoggiano.

Il progetto di nuova Legge sugli orari di apertura dei negozi (LANeg), posto in consultazione fino a oggi, prevede che tutti i commerci della Svizzera possano rimanere aperti dalle 6.00 fino alle 20.00 dal lunedì al venerdì e il sabato almeno fino alle 19.00. I Cantoni sono liberi di prevedere orari più lunghi. L’armonizzazione non si applica alla domenica e agli altri giorni festivi. Su questo aspetto, perlomeno per quanto concerne le regioni turistiche, il Consiglio federale ha proposto una modifica di ordinanza che attua una mozione del secondo “senatore” ticinese, Fabio Abate (PLR).

La LANeg costituisce una seria minaccia al federalismo e alla sovranità dei Cantoni, ritiene Christoph Niederberger, segretario generale della Conferenza dei direttori cantonali dell’economia pubblica (CDEP), contattato dall’ats. Stando a Niederberger, undici Cantoni in settimana e quattordici di sabato dovrebbero estendere gli orari di apertura: complessivamente gli “Stati” toccati sono 16.

Le ultime votazioni cantonali hanno rivelato quanto l’estensione degli orari di apertura dei negozi divida, scrive ad esempio il Consiglio di Stato vodese nella sua lettere al capo del Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) Johann Schneider-Ammann, responsabile del progetto di legge.

Gli impiegati del commercio di dettaglio sono già sotto pressione, affermano dal canto loro all’unisono i sindacati. La principale conseguenza dell’estensione degli orari sarebbe il lavoro serale, ma “senza compensazione”, sottolineano l’Unione sindacale svizzera (USS) e Unia. USS deplora in particolare che nella LANeg non sia stata iscritta la protezione dei lavoratori.

Secondo la centrale sindacale Travail.Suisse le condizioni di lavoro di oltre 200’000 persone peggiorerebbero. Per Verdi e PS, che condividono in gran parte gli argomenti della CDEP, la nuova legge rischia di deteriorare la qualità di vita e la salute dei lavoratori.

Ogni anello della catena di distribuzione – compresi gli impiegati – va protetta, insiste Mathieu Fleury, segretario generale della Federazione romanda dei consumatori (FRC), comunque favorevole al progetto.

Un moderato prolungamento dell’apertura corrisponde all’evoluzione della società, sostengono dal canto loro i fautori della nuova norma. “I distributori non chiedono l’autorizzazione di aprire 24 ore su 24. Cercano mezzi per offrire una risposta appropriata all’evoluzione delle abitudini dei consumatori”, scrive la Comunità d’interesse del commercio al dettaglio (IG DHS), che riunisce Migros, Coop, Manor, Valora, Denner e Charles Vögele.

Le fanno eco ambienti turistici, Unione svizzera delle arti e mestieri (usam), Unione svizzera degli imprenditori (USI), PLR e UDC: gli obblighi professionali e privati sono evoluti e i commerci devono adattarsi. Se la Svizzera non modifica la propria pratica, i consumatori continueranno a recarsi all’estero, sostiene il PLR. La nuova legislazione metterebbe pure fine a un sistema eterogeneo, riassume il PPD nella sua presa di posizione provvisoria. Il partito non difende comunque la legge a spada tratta, perché non è convinto che i bisogni della società siano effettivamente mutati.

Le differenze cantonali generano distorsioni della concorrenza, deplorano IG DHS e Swiss Retail Federation (SRF), che riunisce medie e grosse imprese di commercio. Ad esempio i negozi del centro di Zurigo il sabato aprono i battenti fino alle 20.00 mentre quelli di Lucerna sono tenuti a chiudere alle 16.00. La legge permetterebbe anche di ridurre la disuguaglianza nei confronti dei negozi nelle stazioni ferroviarie e di servizio, affermano IG DHS e SRF. I sostenitori della LANeg sottolineano inoltre che i cantoni di frontiera sono sfavoriti dagli orari di apertura nettamente più flessibili nei Paesi limitrofi.

Un argomento contestato dall’USS: i Cantoni di Zurigo e Argovia conoscono già orari di apertura prolungati, ma i consumatori continuano a recarsi in Germania. “Il problema è costituito soprattutto dalla forza del franco”, sostiene la centrale sindacale. Il turismo degli acquisti non è motivato da questioni di orario, ma dal prezzo, le fa eco Unia.

Anche Lombardi era partito da un’analisi analoga, del resto la mozione è denominata “Franco forte. Parziale armonizzazione degli orari di apertura dei negozi”. L’atto parlamentare è stato approvato dal parlamento l’anno scorso, nonostante l’opposizione della sinistra e dei sindacati che hanno minacciato il referendum. Oggi i contrari ribadiscono la minaccia.

Proprio per tenere conto di eventuali opposizioni da parte dei Cantoni, le Camere hanno precisato che i giorni festivi cantonali e le domeniche sono esclusi dall’armonizzazione.

La mozione Lombardi fa il paio con quella di Abate che mira ad allentare il divieto del lavoro domenicale nelle regioni turistiche. Anche conosciuta col nome di “Lex FoxTown,” dal nome dell’outlet di Mendrisio, il progetto di modifica dell’ordinanza sul lavoro è stato accolto freddamente dagli ambienti consultati.

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