Appalti pubblici: imprese romande e ticinesi quasi ignorate
Le imprese della Svizzera latina - romande e ticinesi - fanno la parte dei parenti poveri nelle gare degli appalti pubblici: si aggiudicano in sostanza soltanto le briciole e finiscono con lo scoraggiarsi, rinunciando a presentare le loro offerte. Lo rileva un'indagine del settimanale "L'Hebdo", in edicola domani.
La commissione responsabile degli acquisti della Confederazione, rinnovata in febbraio dal Consiglio federale, è composta di dieci membri, tutti svizzeri tedeschi. L'Ufficio federale delle costruzioni e della logistica (UFCL) non fa una piega, limitandosi a dire che la scelta degli esperti dipende solo dalle loro competenze.
La regione linguistica di origine non è un criterio determinante, ha precisato all'ats Jonas Spirig, portavoce dell'UFCL, confermando così le cifre della disparità di trattamento fornite dal settimanale romando.
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