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Attacchi Parigi coordinati con sms dal Belgio

(Keystone-ATS) I protagonisti degli attentati del 13 novembre non erano tutti a Parigi quella sera. Uno, non identificato, era rimasto in Belgio e coordinava le operazioni attraverso due telefoni cellulari, attivati il giorno prima e poi mai più utilizzati.

La rivelazione viene dagli oltre seimila verbali stilati in questo mese e mezzo di indagini dalla procura antiterrorismo ed esaminati dai giornalisti di Le Monde.

Il primo telefonino è stato usato per comunicare con i tre attentatori del Bataclan. Nella sua breve vita, è servito solo a scambiare sms con il cellulare Samsung che era in loro possesso, ritrovato dalla polizia in un cestino non lontano dalla sala concerti teatro della carneficina in cui sono morte 90 persone. Proprio a quel telefono, uno dei terroristi ha mandato un messaggio appena prima dell’irruzione, alle 21.40: “Siamo partiti, cominciamo”. Gli altri due commando, allo Stade de France e nelle strade dell’11/o arrondissement, hanno già colpito, il loro sarà l’atto finale di quella serata tragica.

Cinque minuti dopo, sempre secondo la ricostruzione stilata da Le Monde esaminando i verbali d’indagine, i tre scendono dall’auto con cui sono arrivati a Parigi e si lanciano dentro il Bataclan, dove circa 1.500 persone stanno assistendo al concerto del gruppo rock “Eagles of Death Metal”. Sparano subito una raffica nell’atrio, lasciando a terra le prime tre vittime; poi entrano nella platea dove molti hanno cercato rifugio, e sparano ancora. Gli spettatori sono a terra, si fingono morti, chi tenta di alzarsi viene subito colpito. Poi, una pausa: “Dov’è il cantante? Dove sono i ‘Ricains’?”, gli americani, chiede uno dei terroristi agli ostaggi terrorizzati. “È un gruppo americano, voi bombardate insieme agli americani, quindi ce la prendiamo con gli americani e con voi”, spiega poi.

Alle 22, sul posto arrivano i primi poliziotti, un commissario e un brigadiere della sezione anticrimine, abituati ai delinquenti da strada più che ai terroristi. Ma capaci comunque di infilarsi nel teatro, armati solo di pistole, e rallentare il massacro. Mentre decine di spettatori corrono fuori in cerca di salvezza, loro entrano nella sala e individuano uno dei terroristi, identificato come Samy Amimour. Sparano sei volte, lo colpiscono e la sua cintura esplosiva salta in aria. Ma gli altri due, saliti al piano di sopra, rispondono al fuoco e li costringono a battere in ritirata. Poi si rinchiudono con gli spettatori rimasti in un lungo corridoio, barricandosi e usandoli come scudi. Ci vorranno altre due ore prima che le teste di cuoio penetrino nuovamente nel Bataclan, mettendo fine all’inferno degli ultimi ostaggi.

Il secondo cellulare, che secondo le rilevazioni era nello stesso luogo del primo, teneva invece i contatti con quello che è ritenuto l’organizzatore degli attacchi, Abdelhamid Abaaoud, che quella sera guidava la Seat nera che ha seminato morte sulle terrazze di bar e ristoranti. Per tutta la sera la ‘mentè sul posto ha inviato aggiornamenti al coordinatore belga, che ha poi zittito per sempre quel telefonino, rendendo così impossibile per gli inquirenti parigini di risalire fino a lui.

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