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Australia: trapiantati cuori fermi da 20 minuti, prima mondiale

Questo contenuto è stato pubblicato il 24 ottobre 2014 - 13:21
(Keystone-ATS)

Chirurghi australiani hanno trapiantato con successo, per la prima volta al mondo, cuori "morti", che avevano cessato di battere per 20 minuti. I trapianti sono stati eseguiti negli ultimi due mesi su tre pazienti affetti da arresto cardiaco nell'ospedale St. Vincent's di Sydney. Due dei pazienti, un uomo e una donna, si sono già ripresi bene e il terzo è ancora in terapia intensiva.

La procedura è stata definita dal direttore dell'Unità trapianti di cuore e polmoni del nosocomio, Peter MacDonald, "una svolta epocale", che apre la strada a un forte aumento dello stock di cuori disponili per trapianti, e che potrà aumentare del 30% il numero di vite che potranno essere salvate. Finora le unità trapianti potevano contare solo su cuori che battevano ancora, di donatori cerebralmente morti.

MacDonald, affiancato dal chirurgo cardiotoracico Kumud Dhital che ha eseguito gli interventi, ha spiegato in una conferenza stampa che i cuori donati erano alloggiati in una console portatile e sommersi in una soluzione protettiva sviluppata da specialisti dell'ospedale stesso. Gli organi venivano poi connessi a un circuito sterile che li faceva battere e li teneva caldi. "Tutto questo è stato possibile grazie allo sviluppo della soluzione protettiva e di una tecnologia che permette di preservare il cuore, di risuscitarlo e di monitorare la sua funzione".

La squadra medica lavorava a questo progetto da 20 anni e intensivamente negli ultimi quattro, ha riferito MacDonald. "Abbiamo ricercato per quanto a lungo il cuore può sostenere un periodo in cui cessa di battere. Abbiamo poi sviluppato la tecnica per riattivarlo nella console. Per fare questo abbiamo rimosso sangue dal donatore per caricare il congegno e poi abbiamo estratto il cuore, l'abbiamo collegato al congegno, l'abbiamo riscaldato e ha cominciato a battere", ha spiegato. La tecnica darà la possibilità di trapianti cardiaci in molti paesi del mondo in cui la definizione di morte non è la morte cerebrale ma quella cardiaca, ha osservato.

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