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Autopsia rivela ragazzo palestinese morto bruciato vivo

(Keystone-ATS) Bruciato quando era ancora vivo. Sarebbe questa l’indicazione dell’autopsia preliminare sul corpo di Mohammed Abu Khdeir di Shufat, a Gerusalemme est, il ragazzo palestinese rapito e ucciso. A rivelare i risultato di questo primo esame – al quale dovrebbe seguirne un altro definitivo – è stato il procuratore generale palestinese Muhammad Abd al-Ghani Uweili, citato dall’agenzia Maan: “La causa diretta della morte – ha detto – sono le ustioni come risultato del fuoco e le sue complicazioni”.

Una notizia questa che – se confermata – potrebbe alimentare ulteriori tensioni in una situazione già incandescente, segnata dalla continua pioggia di razzi da Gaza e acuita ieri dalla diffusione su YouTube di un video – contestato da Israele – sul pestaggio da parte della polizia israeliana di un altro ragazzo, un cugino 15/enne del ragazzo morto, con cittadinanza americana, che una ong palestinese dice essere finito poi in ospedale. E in serata gli Stati Uniti si sono fatti sentire, esprimendo preoccupazione e chiedendo a Israele una “inchiesta rapida, trasparente e credibile” su quest’ultima vicenda.

Anche ieri la giornata è stata segnata dal lancio di razzi dalla Gaza nel sud di Israele (30 nel fine settimana ebraico), nonostante le voci di un possibile cessate il fuoco. La tensione continua quindi a restare alta lungo la frontiera con la Striscia e nel pomeriggio l’aviazione israeliana ha compiuto un raid centrando “tre obiettivi terroristici”. Subito dopo due razzi sono stati lanciati verso Beersheba – grande centro del Neghev – di cui un intercettato dal sistema antimissili Iron Dome.

L’obiettivo di Beersheva marca una diversità dai precedenti lanci di razzi dei giorni scorsi. Nel quadro di tensione non vanno dimenticati i nuovi incidenti in varie città arabe di Israele dopo gli scontri, particolarmente violenti di ieri pomeriggio a Gerusalemme est in occasione dei funerali del ragazzo.

Per quanto riguarda la sorte di Mohammed Abu Kdheir, il procuratore palestinese – nelle dichiarazioni che gli sono state attribuite dall’agenzia Maan – ha spiegato che l’indagine ha mostrato fuliggine nei polmoni del ragazzo e nel tratto respiratorio, a dimostrazione che fosse ancora vivo mentre stava bruciando. L’analisi dei resti del ragazzo ha poi rivelato una ferita inferta da un corpo contundente alla parte destra della testa, ma la morte – ha proseguito il procuratore – è dovuta al rogo che ha devastato il 90 per cento del corpo con varie gradazioni.

I risultati definitivi dell’autopsia finale dovrebbero essere resi noti successivamente. L’esame autoptico è stato condotto in Israele all’Istituto legale Abu Kabir in presenza del perito palestinese Sabir al-Aloul, direttore dell’Istituto di medicina legale all’Università Al Quds.

La famiglia del ragazzo – e la leadership palestinese – ritiene che il giovane sia stato rapito e ucciso da coloni ebrei come vendetta per la morte dei tre seminaristi ebrei, anche loro rapiti e uccisi ad Hebron in Cisgiordania. Il premier Benyamin Netanyahu ha definito l’omicidio “un crimine abominevole” e ha ordinato al ministro Yitzhak Aharonovitch “un’immediata inchiesta sull’uccisione del giovane palestinese e sulle circostanze intorno alla morte”.

Ieri l’altro era stato diffuso dalla famiglia del ragazzo palestinese un video, registrato da una telecamera di sicurezza del posto, in cui si vede il giovane avvicinato da due persone mentre si trova non distante dalla Moschea. Subito dopo un’auto si accostata e riparte a breve, ad alta velocità con il giovane a bordo. La polizia israeliana ha detto che le circostanza dietro l’omicidio del ragazzo restano al momento “non chiare”.

Nella tensione in corso si è inserito anche il video, postato su YouTube da Palestine Today TV, nel quale si vede ciò che è definito un pestaggio violento da parte di poliziotti israeliani di un palestinese che molti media, tra cui la Maan, indicano in un ragazzino arabo con cittadinanza Usa di 15 anni, Tariq Abu Khdeir, cugino di Mohammed Abu Khdeir.

Un video che, in una dichiarazione citata dal New York Times, è stato definito dal portavoce della polizia israeliana Micky Rosenfeld “montato e non obiettivo”. Ma il ragazzo, fa sapere in serata dall’ong palestinese Addameer, è stato trasferito in ospedale.

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