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Berlino: Stanley Tucci racconta il suo Giacometti

Alcune famose sculture di Alberto Giacometti KEYSTONE/EPA DPA/OLIVER BERG sda-ats

(Keystone-ATS) “Final Portrait”, film sull’arte e sulla creatività con al centro uno degli artisti più singolari e problematici del Novecento, Alberto Giacometti, è stato presentato oggi in anteprima mondiale alla Berlinale2017 dal regista-attore Stanley Tucci.

Quest’ultimo, al suo quinto lungometraggio dopo “Big Night, “Gli imbroglioni”, “Il segreto di Joe Gould” e “Blind Date”.

Il film ha come protagonisti Geoffrey Rush, nel ruolo dell’artista grigionese, famoso per le sue sculture filiformi e inquiete, e Armie Hammer (presente anche in “Call Me By Your Name” di Luca Guadagnino, nella sezione Panorama) in quello del famoso critico americano James Lord. E oggi, in conferenza stampa, non poteva mancare una domanda sul rapporto tra Donald Trump e l’arte: “se la sua amministrazione potesse, taglierebbe ancora di più i finanziamenti”, ha replicato Tucci.

Al centro di “Final Portrait” appunto un ritratto. Quello che Giacometti nel 1964 decise di fare all’amico critico James Lord. L’artista trovava infatti la sua faccia interessante. Tutto sembrerebbe facile, se non fosse per la voglia di mettere in discussione sempre e comunque la sua opera appena iniziata da parte dello stesso Giacometti.

In un gioco di continuo “di fare e disfare” si consuma l’amicizia tra artista e critico costretto più volte a rimandare il ritorno negli Usa (resterà ben 15 giorni invece dei due previsti).

Tratto dall’ultima biografia sull’artista (“A Giacometti Portrait” scritta dallo stesso James Lord), il film di Tucci non manca di raccontare la vita scombinata di Alberto Giacometti, divisa tra moglie, amante e alcol.

“Qualcosa proviene direttamente dal libro – ha detto Tucci oggi a Berlino -, altre cose da ciò che avevo sentito. Il rischio era che il film fosse noioso basato come è sugli ultimi anni della vita dell’artista e su questo dipinto che non riusciva a finire. Una cosa che capita anche a me – ha continuato- . Quando rivedo i miei film c’è sempre qualcosa che vorrei cambiare”.

Infine sulla possibilità che un film come questo possa influenzare il rapporto di Trump con l’arte, ha replicato Tucci: “non penso che questo film possa influenzare il presidente in nessun modo. L’arte deve essere una parte essenziale della vita, ma molti non la ritengono una parte importante dell’educazione. E va detto che questa amministrazione non ritiene importante neppure quest’ultima”.

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