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Birmania: regime chiude tutte le porte a San Suu Kyi

(Keystone-ATS) BANGKOK – Il regime birmano aveva già proibito ad Aung San Suu Kyi di candidarsi in quanto sposata a uno straniero. Ora vuole imporre all’icona della dissidenza di tagliare qualsiasi legame con il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), se questo vorrà presentarsi alle prossime elezioni.
Lo stabilisce una legge appena promulgata dalla giunta militare, nell’ennesima dimostrazione di irremovibilità dei generali, anche di fronte al nuovo clima di dialogo voluto dagli Usa e fatto proprio dal Nld. Un cui boicottaggio del voto, con tali premesse, diventa sempre più probabile.
Le disposizioni della giunta, pubblicate oggi dalla stampa statale, vietano la candidatura – nonché l’appartenenza a un partito – di chiunque stia ancora scontando una condanna, nonché dei prigionieri politici, e concedono 60 giorni di tempo ai partiti per iscriversi alle liste.
Aung San Suu Kyi, 64 anni di cui 14 degli ultimi 20 passati in detenzione, è una “criminale” i cui arresti domiciliari – estesi di 18 mesi per il “reato” di aver dato rifugio a un intruso americano – scadranno a novembre. Di conseguenza, per l’Nld la scelta è chiara: se vuole schierare candidati, dovrà espellere il premio Nobel per la pace dai suoi ranghi.
“Sono rimasto estremamente sorpreso. Non pensavo fosse così grave”, ha commentato il portavoce Nyan Win. Uno dei leader più anziani, Win Tin, aveva spiegato ieri che il movimento parteciperà al voto solo se il regime riconoscerà il risultato del 1990, quando l’Nld trionfò conquistando l’80 percento dei seggi. Già quella era una condizione che rendeva probabile un boicottaggio del partito; figurarsi dopo la richiesta di disconoscere la sua leader, che negli ultimi mesi aveva aperto più volte al regime la porta del dialogo. Fonti del partito hanno confidato all’ANSA che una decisione arriverà solo a fine aprile, nella speranza che nuovi negoziati con la giunta possano ammorbidire la sua posizione.

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