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Borsa svizzera: chiude in ribasso, SMI -1,48%

(Keystone-ATS) Ancora una seduta al ribasso per la Borsa svizzera, con Credit Suisse in profondo rosso. L’indice dei valori guida SMI ha terminato a 8003,40 punti, in flessione dell’1,48% rispetto a ieri, mentre il listino globale SPI ha perso l’1,37% a 8309,54 punti.

Gli ultimi dati congiunturali americani hanno alimentato ulteriormente i timori degli investitori, già preoccupati per la tenuta della congiuntura mondiale. Le richieste di disoccupazione sono aumentate più del previsto, la produttività è diminuita e in dicembre sono scesi gli ordinativi dell’industria.

A questo punto vi è molta attesa per il rapporto mensile sul mercato del lavoro che sarà pubblicato domani. Sempre in ambito congiunturale sono giunte anche poco incoraggianti novità dall’Eurozona. E rimane sempre d’attualità anche la debolezza del prezzo del petrolio.

Sul fronte interno hanno subito un crollo le azioni di Credit Suisse (-10,89% a 14,73 franchi), scese fino a 14,35 franchi, il valore più basso da oltre 20 anni. Alcuni analisti non hanno esitato a ricorrere al termine “disastro” per commentare i bilanci 2015, che si chiudono per la prima volta da sette anni in perdita a causa di svalutazioni. Ma a preoccupare veramente è l’attività corrente, con il forte calo degli introiti nel quarto trimestre. “Quando la luce alla fine del tunnel?”, si chiedono i commentatori.

In negativo ha terminato anche UBS (-0,65% a 15,34 franchi), che pure ha subito contraccolpi nelle scorse sedute a causa dei conti, mentre in controtendenza ha finito il terzo bancario, Julius Bär (+1,08% a 39,43 franchi). Nel comparto assicurativo i risultati di Munich Re hanno fornito un certo sostegno a Swiss Re (+0,27% a 91,60 franchi), più ispirata di Zurich (-0,33% a 214,30 franchi).

Sotto pressione è rimasta per tutta la giornata LafargeHolcim (-3,23% a 38,60 franchi), secondo gli operatori poiché sono stati venduti oltre 37 milioni di azioni detenute dalla banca russa Sberbank. Le ragioni dell’operazione sono ignote.

Parecchio volatili si sono rivelati altri valori particolarmente sensibili alla congiuntura come ABB (+1,56% a 17,53 franchi), Adecco (+0,76% a 59,95 franchi) e Geberit (-0,39% a 357,70 franchi). Sostanzialmente buona è risultata la performance del segmento del lusso, con Swatch (+2,12% a 341,40 franchi) più tonica di Richemont (+0,54% a 64,95 franchi).

Hanno virato in negativo nel pomeriggio i pesi massimi Nestlé (-1,06% a 74,40 franchi), Novartis (-2,49% a 74,50 franchi) e Roche (-1,48% a 253,50 franchi). Vendite sono segnalate anche su un altro titolo difensivo, Swisscom (-2,91% a 487,90 franchi), che ha presentato un fatturato poco dinamico e un utile in calo. Syngenta (-1,99% a 395,00 franchi) è tornata a scendere, testimonianza dei dubbi condivisi da molti circa l’acquisizione da parte di ChemChina.

Completano l’elenco delle blue chip Actelion (-2,72% a 128,70 franchi), Givaudan (-2,19% a 1877,00 franchi), SGS (+1,25% a 1950,00 franchi) e Transocean (+7,76% a 9,79 franchi).

Nel mercato allargato è scesa agli inferi Leonteq (-21,08% a 92,65 franchi), che oltre ai dati 2015 ha reso noto anche la cessazione della collaborazione con il fornitore di servizi asiatico DBS. Hanno informato sull’andamento degli affari anche Banca Coop (-0,24% a 41,70 franchi), Emmi (-1,89% a 466,00 franchi) e Molecular Partners (-4,07% a 31,80 franchi).

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