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Borsa svizzera: dopo mossa BNS chiude in profondo rosso, SMI -8,67%

(Keystone-ATS) La borsa svizzera ha dovuto far fronte oggi al peggiore arretramento della sua storia: l’abbandono della soglia minima di cambio euro/franco da parte della Banca nazionale svizzera (BNS) ha scatenato una corsa alle vendite senza precedenti, con l’indice dei valori guida SMI che è arrivato in giornata a perdere il 14% per poi chiudere a 8400,61 punti, in flessione dell’8,67% rispetto a ieri. Analogo l’andamento del listino globale SPI, che ha perso l’8,58% a 8284,45 punti.

Il mercato aveva aperto bene, stimolato dall’andamento delle borse asiatiche. Ma l’annuncio della BNS, giunto totalmente inaspettato alle 10.30, ha avuto l’effetto di una bomba, cambiando completamente i parametri della giornata.

Gli investitori hanno subito intravvisto guai seri per l’export elvetico e anche gli interessi negativi dello 0,75% hanno suscitato paura: sono quindi scattati gli ordini di vendita. Il volume di contrattazioni è esploso: a mezzogiorno era già quattro volte quello di una normale intera seduta. L’indice di volatilità del mercato è schizzato alle stelle.

È così partito un crollo che nel suo momento più buio, intorno alle 12.30, ha raggiunto il 14%. Sono stati in quel momento bruciati circa 140 miliardi di capitalizzazione borsistica, un valore corrispondente al prodotto interno lordo di un intero trimestre.

Stando agli operatori, che parlando di una “capitolazione” da parte della BNS, le flessioni sono del tutto giustificate. Un indebolimento di euro e dollaro pari a 10-15% avrà infatti conseguenze pesanti sui ricavi dei gruppi elvetici. La reazione del mercato non viene quindi ritenuta esagerata. Si aggiunge inoltre il clima di incertezza: l’impatto della nuova realtà è infatti ancora tutto da definire.

A livello di singoli titoli sotto pressione sono risultati i bancari UBS (-11,74% a 14,73 franchi), Credit Suisse (-10,99% a 20,66 franchi) e Julius Bär (-11,46% a 40,40 franchi). Leggermente meglio è andata agli assicurativi Swiss Re (-5,63% a 80,50 franchi) e Zurich (-7,61% a 295,00 franchi).

Particolarmente negativi si sono rivelati i valori maggiormente sensibili alla congiuntura come ABB (-8,98% a 17,93 franchi), Adecco (-8,22% a 62,55 franchi), Geberit (-9,82% a 318,80 franchi) e Holcim (-10,97% a 63,70 franchi). Oggi non poteva salvarsi nemmeno Transocean (-8,35% a 13,83 franchi).

Ma il comparto più pesantemente colpito dalla nuova situazione è stato quello del lusso, con Swatch (-16,35% a 382,30 franchi) e Richemont (-15,50% a 74,95 franchi): quest’ultimo gruppo ha peraltro oggi presentato un dato deludente in relazione alle vendite del terzo trimestre – quello natalizio – del suo esercizio, una comunicazione che è passata totalmente in secondo piano.

Non sono sfuggiti allo tsunami ribassista i pesi massimi difensivi Nestlé (-6,20% a 69,55 franchi), Novartis (-8,68% a 90,00 franchi), Roche (-8,62% a 259,50 franchi).

Gli unici che si sono oggi fregati le mani sono stati i detentori di azioni Swisscom (+0,95% a 529,50 franchi), società rivolta al mercato interno e valore spiccatamente difensivo.

Completano il quadro delle blue chip Actelion (-13,69% a 105,90 franchi), Givaudan (-10,61% a 1702,00 franchi), SGS (-7,98% a 1787,00 franchi) e Syngenta (-8,67% a 303,20 franchi).

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