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Borsa svizzera chiude in flessione, SMI -1,16%

(Keystone-ATS) Dopo i primi scambi in rialzo i listini della Borsa svizzera sono scivolati al di sotto della linea di demarcazione e non si sono più ripresi. L’SMI ha perso l’1,16% a 8’529.28 punti, l’SPI l’1,07% a 9’602.33 punti.

Gli investitori si sono mostrati prudenti in vista delle elezioni del prossimo fine settimana in Francia e – come annunciato oggi dalla premier Theresa May – dell’8 giugno in Gran Bretagna, ma anche in vista della stagione dei grandi trimestrali. Restano inoltre preoccupati per le crisi geopolitiche dalla Corea del Nord alla Siria.

Sui bancari hanno poi pesato i rendimenti in forte calo delle obbligazioni. Julius Bär ha chiuso con un calo del 3,33% a 47.65 franchi (ma il titolo veniva scambiato senza la cedola del dividendo), Credit Suisse dell’1,67% a 14.16 franchi e UBS dell’1,62% a 15.20 franchi. Credit Suisse aveva annunciato venerdì che la direzione dell’istituto rinuncia a parte dei propri bonus. Le società americane di consulenza agli azionisti ISS, Glass Lewis e la fondazione ginevrina Ethos continuano però a raccomandare di bocciare il rapporto sulle remunerazioni.

Pesanti anche Swatch (-1,94% a 364.70 franchi), i colossi farmaceutici Roche (-1,52% a 252.80 franchi) e Novartis (-1,35% a 72.90 franchi) nonché i ciclici LafargeHolcim (-1,99% a 56.70 franchi), Adecco (-1,38% a 71.30 franchi) e ABB (-1,13% a 22.73 franchi), mentre Geberit ha limitato le perdite allo 0,75% a 425.40 franchi.

Tra gli assicurativi Zurich ha lasciato sul terreno l’1,31% a 263.20 franchi, mentre Swiss Life ha perso lo 0,92% a 322.30 franchi e Swiss Re – la quale ha comunicato l’intenzione di creare una filiale con sede a Singapore per le attività di riassicurazione in Asia – lo 0,95% a 88.40 franchi. Nestlé è scesa dello 0,65% a 75.90 franchi.

Nel mercato allargato GAM ha ceduto il 3,67% a 11.80 franchi. Il gestore patrimoniale ha annunciato oggi un aumento del 5% degli averi amministrati nel primo trimestre e ha confermato i propri obbiettivi a medio termine, criticando quanto dichiarato di recente dal fondo speculativo zurighese RBR dell’investitore Rudolf Bohli, accusato di “destabilizzare l’impresa”. RBR aveva tra le altre cose chiesto una riduzione dei costi, la destituzione del ceo Alexander Friedman e un rimpasto del consiglio d’amministrazione.

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