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Borsa svizzera fortemente negativa, SMI -2,52%

(Keystone-ATS) Lunedì nero per la Borsa svizzera, che ha chiuso le contrattazioni con l’indice SMI dei principali titoli in flessione del 2,52% a 7’759,21 punti, mentre l’indice complessivo SPI è arretrato del 2,61% a quota 8’051,04.

Il tentativo di stabilizzazione delle quotazioni manifestatosi a inizio seduta ha quindi avuto vita breve e i listini sono nuovamente scesi precipitando ai livelli di fine 2013, dopo che la settimana scorsa era stata caratterizzata da cinque giornate in negativo, con un arretramento complessivo di oltre il 4%.

Gli ordini di vendita hanno interessato tutti i mercati europei a causa di un cocktail velenoso formato da petrolio ancora in sofferenza, possibile ritorno del tema ‘Grexit’ e tensioni sui titoli di Stato dei Paesi più esposti alla speculazione.

L’atmosfera è stata inoltre condizionata dai recenti dati americani sull’impiego a gennaio, che hanno pesato su Wall Street. In generale è aumentato lo scetticismo nei confronti della solidità dell’economia statunitense, secondo un analista della Banca cantonale di Zurigo.

Il crollo odierno ha interessato soprattutto i titoli più esposti ai cicli congiunturali e i bancari. UBS è scivolata pesantemente all’indietro (-4,34% a 14.55 franchi), così come Julius Bär (-4,24% a 37.94 franchi) e soprattutto Credit Suisse (-5,02% a 14.20 franchi).

Ieri il CEO del numero due bancario elvetico Tidjane Thiam ha indicato in un’intervista di aver chiesto al consiglio di amministrazione una riduzione della sua retribuzione, e di quella dei membri della direzione, dopo la deludente performance del 2015. Thiam ha anche detto che prima di assistere a un rimbalzo dei risultati ci vorrà pazienza.

La peggiore prestazione è stata fatta segnare oggi da Transocean, che dopo l’annuncio della rescissione anticipata di un contratto di locazione per una piattaforma petrolifera ha fatto un tonfo del 9,93% (a 9.52 franchi). Sul cattivo risultato ha pesato anche il crollo del prezzo del petrolio, sceso a New York sotto la soglia dei 30 dollari al barile.

Male, tra i valori ciclici, LafargeHolcim che ha lasciato sul terreno il 7,95% (a 35.91 franchi), ma il movimento al ribasso ha investito in pieno anche Adecco (-4,93% a 56.90 franchi), Geberit (-3,53% a 341.80 franchi) e ABB (-3,98% a 16.90 franchi).

A lungo in controtendenza rispetto all’andamento del mercato Syngenta ha contenuto le perdite chiudendo a -0,10% (a 398.10 franchi). La concorrente americana Monsanto, secondo un articolo della “NZZ am Sonntag”, starebbe esercitando pressioni dietro le quinte per impedire che il gruppo agrochimico basilese passi sotto il controllo della cinese ChemChina, ma a quanto pare invano.

Hanno trascinato i listini verso il basso pure i pesi massimi difensivi, con il colosso dell’alimentare Nestlé in flessione dello 0,68% (a 72.85 franchi). Hanno fatto peggio i farmaceutici: Novartis ha ceduto il 2,91% (a 71.75 franchi), Roche il 2,82% (a 245.10 franchi) e la società biotecnologica Actelion il 4,37% (a 122.50 franchi). Sul mercato allargato DKSH, che ha annunciato risultati annuali superiori alle attese, ha guadagnato lo 0,16% (a 61.60 franchi).

Gli esperti della Banca cantonale di Zurigo hanno giudicato “esagerato” il crollo delle quotazioni sui mercati europei dall’inizio dell’anno. All’orizzonte, affermano, non si profila comunque nessun miglioramento, perlomeno non in tempi rapidi.

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