Brexit: niente accordo tra Cameron e Tusk
(Keystone-ATS) Niente accordo ieri sera tra il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e il premier britannico David Cameron, che chiede concessioni in cambio della permanenza della Gran Bretagna nell’Ue.
Al termine di una cena di lavoro al numero 10 di Downing Street a Londra, Tusk ha detto ‘niente accordo’ ai giornalisti in attesa. Cameron, dal canto suo, ha detto che le parti si sono concesse ‘altre 24 ore di colloqui’ prima che vengano rese pubbliche le proposte Ue su tutti i punti sollevati da Londra.
Il premier britannico vuole che il tanto discusso “freno di emergenza” all’accesso alle prestazioni sociali per i cittadini europei che si trasferiscono nel Regno Unito possa venir introdotto subito dopo il referendum sulla Brexit e che non abbia limiti di tempo. Le richieste britanniche sono ambiziose se si considera che cosa l’altra parte aveva proposto.
I funzionari europei, oltre a chiedere che dietro l’introduzione della salvaguardia ci sia una situazione eccezionale per lo stato sociale come gravi squilibri di bilancio, pongono come condizione anche il fatto che venga dato via libera al ‘freno’ entro tre mesi dalla richiesta di Londra e col consenso degli altri Stati Ue. E poi c’è la durata di questa misura, si era parlato di un massimo di quattro anni, ma ora Londra vuole poterla mantenere in vigore per il tempo necessario a normalizzare i flussi migratori verso il Regno Unito e già apre alla possibilità di un meccanismo più stabile da creare in futuro.
Cameron guarda ovviamente all’obiettivo che da anni continua a promettere ai suoi elettori ma che non è mai riuscito a rispettare: ridurre l’immigrazione netta, da mesi ben oltre i 300 mila individui l’anno, al di sotto dei 100 mila. La ‘linea’ scelta invece da Tusk è perfettamente riassunta da quanto scrive su Twitter, in cui afferma di voler presentare a Cameron delle soluzioni in tutti i punti al centro delle trattative, ma ricorda che “l’accordo deve essere accettabile per tutti i 28 membri” e che “non ci saranno compromessi sulle libertà fondamentali”.
Secondo il sito dell’Independent, il primo ministro punta a una svolta nei negoziati, mentre sente il fiato sul collo dei conservatori euroscettici che continuano a bollare i suoi sforzi come inutili e il freno di emergenza come “concessione irrisoria”. Per il deputato tory Steve Baker questa misura è “impossibile da ottenere” e già prevede che tra 50 e 70 parlamentari del partito faranno campagna per la Brexit.
Inoltre, l’ala ‘ribelle’ vorrebbe che il referendum non si tenesse in tempi troppo rapidi, ma almeno a settembre. Temono infatti che se Cameron riuscirà a chiudere rapidamente le trattative con Bruxelles si vada al voto già a giugno e in questo modo i conservatori euroscettici non potrebbero fare una adeguata campagna per convincere i britannici a uscire dall’Ue.