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Calmy-Rey: sul fisco è crisi con l’Italia

(Keystone-ATS) Fra Svizzera e Italia “si può parlare di crisi”. Ad affermarlo è Micheline Calmy Rey, presidente della Confederazione.

In un’intervista al Corriere della Sera, la consigliera federale commenta il tema scottante che rischia di compromettere i rapporti fra i due paesi, ovvero il rifiuto di Roma di riannodare il filo del negoziato per un accordo destinato ad evitare la doppia imposizione fiscale.

Si tratta di un rifiuto “incomprensibile”, secondo la consigliera federale, di fronte al fatto che la Svizzera ha modificato la legislazione, eliminando tutti gli ostacoli in passato indicati dalla parte italiana a motivo della sua posizione. Non ultimo la distinzione tra reato di frode e reato di evasione.

“Proprio non capisco – dice – perchè l’Italia non abbia ancora ratificato l’accordo tra la Confederazione e l’Unione europea sulla lotta alle frodi fiscali, che è la risposta a molte delle richieste italiane”. “Non capisco – prosegue – perchè Roma abbia messo la Svizzera sulle liste nere, in particolare in materia di Iva sui mercati pubblici, al punto che su questo abbiamo dovuto adire la Commissione di Bruxelles, che ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia”. Poi ribadisce: “Siamo pronti ad avviare discussioni positive e fruttuose”.

E ancora: “Credo che il ministro Tremonti abbia un problema personale con la Svizzera, ma non ne conosco la ragione. Tanto più incomprensibile, in quanto sull’Iva noi abbiamo fatto l’offerta all’Italia di una imposta liberatoria alla fonte, che sani tutto il passato, modellato sull’accordo che stiamo attualmente negoziando con Germania e Gran Bretagna. Ma Tremonti sembra non sentirci”.

Il giornalista del Corsera chiede a Calmy-Rey se la Svizzera pensa di rifarsi con misure di ritorsione sui frontalieri e la presidente della Confederazione risponde: “Non siamo a questo. Noi cerchiamo di ottenere un accordo e questo va avanti da qualche anno. Non è una situazione vantaggiosa per nessuno. E’ vero però che si cominciano a udire voci in favore di un atteggiamento più duro, per esempio per misure più restrittive verso i frontalieri”.

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