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Cameron come Hollande, pronto a bombardare Isis

(Keystone-ATS) Bombe sulla Siria, “contro l’Isis e contro i trafficanti”. È questa, domenicali londinesi alla mano, la ricetta del premier conservatore britannico David Cameron per far fronte all’emergenza immigrazione.

I piani, dopo ripetuti annunci a vuoto, stavolta sarebbero stati predisposti, scrive il Sunday Times citando fonti ‘bene informate’ in base alle quali il governo di Londra cercherà di strappare un via libera in parlamento ai primi di ottobre per unirsi – come ha appena fatto la Francia di François Hollande – ai raid della coalizione a guida Usa anche in terra siriana.

Costretto dall’emozione popolare e mediatica suscitata dalla foto del piccolo Aylan ad annunciare uno spiraglio di apertura verso i profughi, Cameron resta in realtà sulla difensiva su questo punto. Le porte della Gran Bretagna si schiuderanno a non più di qualche migliaio di persone, ha fatto sapere in questi giorni: e solo a rifugiati siriani prelevati direttamente nei campi di raccolta del Medio Oriente (15.000 in tutto, precisa ancora il Times), senza alcuna disponibilità ad accettare una suddivisione di quote interne all’Ue delle decine e decine di migliaia già approdati – via mare o via terra – nel continente.

La tesi di Downing Street è che l’esodo non possa essere in effetti assorbito, come sembra credere d’altronde anche la maggioranza silenziosa dei britannici stando a un sondaggio (per la prima volta favorevole alla Brexit in vista del prossimo referendum sulla permanenza di Londra nell’Ue) pubblicato dal Mail on Sunday. E che possa essere semmai fermato – in parte – agendo per “una Siria più stabile e in pace”, come ha detto giusto ieri il cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, a margine di una riunione dei G20 ad Ankara.

Per giungere a questo obiettivo, Londra sostiene che si debba andare alla “radice del problema”: intervenendo contro “i terroristi dell’Isis”, ma anche contro “il malvagio regime di Bashar al-Assad”, che pure appare in questa fase impegnato in uno scontro di vita o di morte proprio con i miliziani del Califfato. Ecco dunque spiegato il tentativo del governo di assicurarsi “una maggioranza genuina” per ottenere l’ok dalla Camera dei Comuni ai bombardamenti.

Ok che i deputati avevano a suo tempo negato, forse ricordando i precedenti di Iraq e Libia, quando all’ordine del giorno c’era il progetto di attaccare le forze di Assad. Ma che potrebbero concedere ora di fronte all’impegno – almeno ufficiale – di colpire solo lo Stato Islamico.

Una benedizione preventiva ai raid e ad altre forme di “assistenza militare” destinate a “schiacciare l’Isis una volta per tutte” arriva intanto – dalle colonne del Telegraph – da George Carey, arcivescovo emerito di Canterbury: figura autorevole di quella Chiesa anglicana che nelle medesime ore polemizza invece con Cameron (facendo fronte comune con ebrei, musulmani e sikh del Regno) contro un disegno di legge governativo volto a sdoganare il suicidio medicalmente assistito dei “malati terminali”.

Il ricorso alle armi immaginato a Londra potrebbe del resto non esaurirsi al fronte siriano. Visto che la stampa attribuisce a Downing Street l’intenzione di condurre imprecisate azioni “militari e d’intelligence” pure nei confronti dei trafficanti di esseri umani: un esercito forte di non meno di 30.000 criminali, a dar credito alle ultime stime dell’Europol, e in grado ormai di produrre un giro d’affari più lucroso di quello generato dalle mafie della droga o delle armi.

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