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CF: Agroscope, via libera a riorganizzazione

La stazione di ricerca di Agroscope a Cadenazzo. KEYSTONE/AGROSCOPE/CAROLE PARODI sda-ats

(Keystone-ATS) Riorganizzarsi per affrontare le imminenti sfide nel campo della ricerca agricola moderna. È quanto si propone il piano adottato oggi dal Consiglio federale per la stazione di ricerca Agroscope da cui il governo si attende maggiore efficienza.

La riorganizzazione, durata due anni ed elaborata assieme ai Cantoni e alle parti interessate, comporterà un calo dei costi infrastrutturali e d’esercizio di Agroscope e, grazie alle risorse che si libereranno, un aumento dei fondi per la ricerca e gli scambi scientifici con gli ambienti professionali, ha dichiarato oggi davanti ai media il ministro dell’economia Guy Parmelin.

Il settore agroalimentare si trova attualmente ad affrontare importanti sfide, legati anche al cambiamento climatico e all’apparizione di nuovi parassiti, ha puntualizzato il ministro democentrista. La riorganizzazione di Agroscope, il potenziamento della rete di contatti e gli scambi scientifici con gli ambienti professionali forniranno contributi importanti in questo senso, ha aggiunto.

In futuro Agroscope comprenderà quindi un campus di ricerca centrale a Posieux (FR), due centri di ricerca regionali, uno a Changins (VD) e uno a Reckenholz (ZH), e varie stazioni sperimentali decentralizzate (portate da sette a sei), tra cui una a Cadenazzo (TI) che, come ha precisato Parmelin, “si concentrerà sulla lotta ai nuovi organismi nocivi, molti dei quali vengono da sud”.

In queste stazioni si svolgeranno attività di ricerca applicata a livello locale in stretta collaborazione con il settore agricolo, i partner della formazione e della formazione continua e i consulenti. Parmelin, anch’egli attivo nel ramo agricolo prima di essere eletto in governo, spera che questa vicinanza con gli ambienti interessati possa far sì che il sapere pratico sviluppato da questa stazioni possa trasmettersi più rapidamente ai contadini.

Meno costi, più efficienza

La realizzazione del piano comporterà una riduzione dei costi infrastrutturali e d’esercizio e permetterà di conseguire progressivamente guadagni di efficienza. Con i fondi che si libereranno potranno essere finanziati già dal 2021 i primi posti di ricerca supplementari, destinati alle imminenti sfide di una produzione alimentare sostenibile, ha spiegato Parmelin. Entro il 2028 questi guadagni di efficienza ammonteranno complessivamente a circa 60 milioni di franchi e, a partire da quell’anno, a circa 13 milioni annui.

Rispetto allo status quo, la realizzazione della strategia implica la necessità di effettuare investimenti anticipati e concentrati. A lungo termine sarà tuttavia necessario un minor volume di investimenti. Entro il 2028 una parte dei guadagni di efficienza sarà inoltre impiegata per coprire gli investimenti anticipati, il che comporterà un ulteriore sgravio per il bilancio della Confederazione.

Con i rimanenti guadagni di efficienza Agroscope potrà affrontare le imminenti sfide nel campo della ricerca agricola moderna. Entro il 2028 potranno ad esempio essere impiegati altri 30 milioni per l’allestimento di stazioni sperimentali e per il potenziamento della ricerca nei settori della sicurezza alimentare, della protezione fitosanitaria alternativa, dell’impatto ambientale, della sostenibilità economica e delle aspettative della società. Ciò contribuirà a ridurre l’inquinamento ambientale. A partire dal 2028 i guadagni di efficienza andranno interamente a beneficio della ricerca agricola praticata da Agroscope.

La riorganizzazione, che partirà dal 2022, avrà conseguenze anche sul personale. Qualcuno dovrà cambiare luogo di lavoro, ha spiegato il consigliere federale. Sui circa 1000 collaboratori di Agroscope, il 12% dovrà spostarsi in un altra regione linguistica e verrà sostenuto in questo trasferimento e il 5% all’interno della stessa regione linguistica. Il 10% dei collaboratori attivi a Liebefeld (BE) andrà invece a Posieux (FR), dove dagli attuali 135 posti di lavoro si passerà nei prossimi anni a 440-450. Il 55% degli impiegati rimarrà dov’è ora mentre il rimanente 18% non è interessato, sia perché andrà in pensione sia perché a beneficio di contratti di lavoro a termine.

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