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CF: Parmelin avrebbe dovuto informare i colleghi

Il consigliere federale Guy Parmelin KEYSTONE/PETER SCHNEIDER sda-ats

(Keystone-ATS) Durante le discussioni sul dossier degli sgravi fiscali per gli agricoltori, il consigliere federale Guy Parmelin avrebbe dovuto indicare ai colleghi la propria relazione d’interesse. Lo ha comunicato lo stesso esecutivo.

Avrebbe dovuto farlo affinché il governo “potesse stabilire se vi fossero le condizioni per una ricusazione”, ha comunicato il governo.

In una nota, il Consiglio federale ricorda che Parmelin “ha riconosciuto personalmente e ha dichiarato pubblicamente che si è trattato di un errore politico”. Nel comunicato si legge anche che “il Consiglio federale prende atto che, in questo caso, il consigliere federale Parmelin non era consapevole dell’obbligo di indicare i propri interessi e che oggi agirebbe in modo diverso”.

Per il governo, nel caso concreto – l’adozione del messaggio concernente la legge federale sull’imposizione di fondi agricoli e silvicoli – Parmelin non era comunque tenuto a ricusarsi. “Un obbligo di ricusazione sussiste soltanto nel caso di un affare in cui vi sia un interesse personale diretto”. “La mera apparenza di parzialità – continua ancora il Consiglio federale – non è ancora sufficiente per obbligare l’interessato a ricusarsi”.

Solo quando il Consiglio federale è tenuto a prendere decisioni e a statuire su ricorsi “l’obiettiva apparenza di parzialità è sufficiente per giustificare un obbligo di ricusazione”, precisa ancora l’esecutivo. Per tutti gli altri affari l’obbligo di ricusazione non si spinge così lontano.

Più in generale, l’esecutivo ritiene che l’obbligo di ricusazione “sia uno strumento efficace per evitare i conflitti d’interesse e tutelare la credibilità e l’accettazione del Consiglio federale e delle sue decisioni”. Per il governo, nell’interesse del buon funzionamento del Collegio governativo, la ricusazione deve tuttavia rimanere l’eccezione.

Il quotidiano svizzerotedesco Blick aveva rivelato a inizio mese che Guy Parmelin, eletto il 9 dicembre in Consiglio federale, era intervenuto “in modo risoluto” in governo a favore della legge federale sull’imposizione di fondi agricoli. Il giornale accusava il ministro UDC di aver difeso privilegi fiscali a vantaggio suo e del fratello.

A inizio marzo, il governo aveva licenziato un messaggio che prevedeva il ritorno alla situazione applicata fino al 2011 per quel che concerne la tassazione dei fondi agricoli. Sino a tale data, quando la prassi fu limitata dal Tribunale federale (TF), tutti i fondi di un’azienda agricola o silvicola beneficiavano di un’imposizione privilegiata, in maniera che l’utile derivante dall’aumento di valore rimaneva esente dall’imposta federale diretta (IFD).

Tali disposizioni si applicavano a quelle parcelle situate in zona edificabile ma utilizzate come terreni agricoli e come tali considerati dalle autorità fiscali. Nei Cantoni i guadagni sarebbero assoggettati all’imposta sugli utili da sostanza immobiliare.

Per il Blick, Parmelin si era reso colpevole di aver redatto un co-rapporto per chiedere ai colleghi di introdurre l’effetto retroattivo al 2011 al ritorno della tassazione privilegiata per i fondi agricoli.

Quasi in contemporanea – il 5 marzo – Guy Parmelin aveva venduto a suo fratello Christophe, con effetto al 1° gennaio scorso, una sua parcella di Bursins (VD), situata in zona edificabile ma attualmente coltivata a vigna e quindi considerata come terreno agricolo. Per il Blick, se la riforma passerà lo scoglio del Parlamento, Christophe Parmelin potrebbe risparmiare 200’000 franchi di imposte qualora decidesse di vendere il terreno allo scopo di edificare immobili.

Di tale risparmio fiscale potrebbe trarre vantaggio anche il consigliere federale Parmelin se venisse introdotta la clausola retroattiva: la Legge federale sul diritto fondiario rurale prevede infatti che l’ex proprietario di un fondo agricolo possa beneficiare per 25 anni di parte dell’utile in caso di vendita. E il potenziale guadagno potrebbe essere notevole dato che la parcella ha un valore fiscale di soli 9800 franchi.

In seguito alle rivelazioni del Blick, Parmelin ha annunciato l’intenzione di “rinunciare irrevocabilmente a far valere qualsiasi diritto a una quota di guadagno”. Un atto notarile complementare sarà fatto il prima possibile al fine di formalizzare ufficialmente tale rinuncia.

Il consigliere federale ha anche ammesso di aver commesso “un errore politico”. A suo avviso, la sua decisione di non astenersi durante le discussioni su questo dossier in Consiglio federale era comunque sostenibile da un punto di vista giuridico.

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