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CF: una clausola di salvaguardia per regolare immigrazione

(Keystone-ATS) A partire dal 2017, il Consiglio federale intende introdurre una clausola di salvaguardia per regolare l’immigrazione di coloro che rientrano nel campo d’applicazione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone con l’Unione europea (UE).

Per raggiungere tale obiettivo, indica una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), il governo intende cercare una soluzione negoziata con Bruxelles.

Qualora non fosse possibile raggiungere un’intesa in tempi brevi – prima del 9 febbraio 2017, ossia tre anni dopo il sì all’iniziativa contro l’immigrazione di massa come prevede il testo promosso dall’UDC, n.d.r. – il governo intende introdurre in modo unilaterale una clausola di salvaguardia. Il Consiglio federale ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di preparare il relativo messaggio. Dovrebbe essere pronto entro l’inizio del marzo prossimo.

“Non è una soluzione miracolo, ma un mezzo per preservare la libera circolazione (ALC) con l’Unione europea e rispettare la Costituzione federale”, è il commento espresso oggi dalla presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga.

In merito al messaggio da preparare entro marzo la consigliera federale ha spiegato che si tratterà di elaborare una clausola di salvaguardia unilaterale, che regoli l’immigrazione limitando temporaneamente e in modo mirato la concessione di permessi per persone provenienti dagli Stati dell’UE/AELS.

La legge sugli stranieri dovrebbe definire i parametri di una tale clausola, fissando per esempio il limite di immigrati a partire dal quale l’anno successivo sono introdotti i tetti massimi e i contingenti. Il Governo preciserebbe a quali tipi di permessi e di scopi di soggiorno saranno applicate simili limitazioni, tenendo conto gli interessi economici svizzeri e delle raccomandazioni di una nuova commissione in materia di immigrazione.

Simonetta Sommaruga non ha fatto mistero che, nonostante la buona volontà dimostrata dall’Ue, le discussioni su una clausola di salvaguardia si preannunciano difficili. Concretamente, ha spiegato la ministra di giustizia e polizia, le discussioni verteranno su una nuova interpretazione dell’articolo 14 (“Comitato misto”) dell’Accordo sulla libera circolazione tra la Svizzera e l’Unione europea concluso nel 1999. Il secondo paragrafo prevede che, in caso di gravi difficoltà di ordine economico o sociale, il Comitato misto esamini le misure adeguate per porre rimedio alla situazione.

La consigliera federale preferirebbe una soluzione concordata, che rafforzerebbe la certezza del diritto, ad una soluzione unilaterale, le cui conseguenze sono difficilmente prevedibili.

La decisione governativa di intavolare discussioni con l’Unione Europea per l’introduzione di una clausola di salvaguardia al fine di gestire i flussi migratori ha suscitato reazioni contrastanti.

Socialisti e democentristi hanno bocciato, per motivi diversi, il provvedimento, per l’Unione sindacale Svizzera (USS) esso ha aspetti positivi ma anche pericoli, mentre i democristiani, i liberali democratici, l’organizzazione delle piccole e medie imprese e i Cantoni sono tendenzialmente favorevoli.

Bruxelles dal canto ha reagito pacatamente, preannunciando nuovi incontri tra la responsabile del dossier Simonetta Sommaruga e il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker: “È difficile”, ma continuiamo a portare avanti le discussioni con le autorità elvetiche per trovare una soluzione.

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