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ChemChina vuole rilevare Syngenta per 43,8 miliardi di franchi

(Keystone-ATS) Il colosso statale cinese ChemChina vuole rilevare il gruppo agrochimico basilese Syngenta per la cifra record di 43 miliardi di dollari. L’acquisizione sarebbe la più grande mai effettuata da parte di una società cinese. La borsa ha reagito con entusiasmo.

Dopo l’annuncio anticipato ieri dai media stamane l’azienda renana ha diffuso un comunicato al riguardo. Il consiglio di amministrazione raccomanda all’unanimità di accettare l’offerta. I cinesi offrono in totale un prezzo per azione di 470 dollari, ovvero 480 franchi. L’importo si compone di 465 dollari per azione e un dividendo straordinario di 5 franchi, che andrebbe ad aggiungersi al normale dividendo Syngenta per il 2015 di 11 franchi.

L’offerta pubblica di acquisto verrà lanciata nelle prossime settimane in Svizzera e negli Stati Uniti. Gli azionisti non si sono mostrati totalmente convinti della proposta: l’azione Syngenta ha reagito guadagnato il 6,5% a 418 franchi, ma rimanendo decisamente al di sotto dei 480 offerti da ChemChina.

L’operazione dovrebbe essere finalizzata entro la fine dell’anno. L’accordo deve tuttavia ancora essere approvato dalle autorità garanti della concorrenza dell’Unione europea e degli Stati Uniti. È inoltre da chiarire se è necessario il via libera del Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (CFIUS). La commissione, che analizza le acquisizioni anche sotto il punto di vista della sicurezza nazionale, non è particolarmente a favore della Cina. Si stima che un quarto del fatturato realizzato da Syngenta viene realizzato negli USA, dove risulta essere il principale rivenditore di pesticidi.

Nel caso in cui l’accordo dovesse cadere le due parti hanno convenuto una penale: ChemChina si è impegnata con un importo di 3 miliardi di dollari mentre Syngenta di circa 1,5 miliardi.

Se la transazione dovesse riuscire si tratterebbe della più grande acquisizione cinese realizzata all’estero. L’impresa statale China National Chemical Corporation, abbreviata ChemChina, diventerebbe uno dei più importanti attori mondiali nel settore agrochimico degli insetticidi e delle sementi modificate geneticamente.

L’acquisizione è anche un importante passo per la strategia cinese che mira allo sviluppo della sua agricoltura mediante metodi moderni come la biotecnologia e al consolidamento del settore.

Quasi un anno fa ChemChina aveva acquistato l’italiana Pirelli, attiva nella produzione di pneumatici, per oltre 7 miliardi di euro. Nelle scorse settimane l’azienda statale cinese ha acquisito per 925 milioni di euro il produttore tedesco di macchinari e impianti KraussMaffei, che dà lavoro a 140’000 persone.

Il nuovo azionista di maggioranza consentirà a Syngenta di proseguire la sua strategia, si legge nella nota. La transazione permette di continuare a crescere, in particolare in Cina e in altri Paesi emergenti e consente inoltre investimenti a lungo termine nell’innovazione, afferma il presidente del consiglio d’amministrazione (Cda) Michel Demaré citato nella nota.

Syngenta dovrebbe dunque rimanere un’impresa attiva a livello mondiale con sede principale in Svizzera. L’attuale direzione rimarrà al suo posto. Al termine dell’acquisizione Ren Jianxin, presidente del Cda di ChemChina, guiderà i dieci membri del consiglio d’amministrazione. Quattro degli attuali componenti continueranno a fare parte dell’organo.

Già da qualche tempo circolavano voci riguardo all’acquisizione del gruppo basilese. Nello scorso periodo estivo la rivale Monsanto aveva cercato di acquistare Syngenta. Ma la direzione aveva respinto seccamente l’offerta di 449 franchi per azione. Vista la dura contrarietà degli svizzeri, in agosto la concorrente americana si era infine ritirata. Negli scorsi mesi è però cresciuta la pressione degli azionisti affinché l’azienda abbandonasse una strategia di “Alleingang”.

Le cifre per l’anno d’esercizio 2015 sono intanto passate in secondo piano. A mettere in difficoltà Syngenta lo scorso anno vi è stata la crisi agraria nei Paesi emergenti come il Brasile e le oscillazioni dei tassi di cambio.

A causa della forza del dollaro il giro d’affari si è ridotto dell’11% a 13,4 miliardi di dollari. A tassi di cambio costanti il fatturato è progredito invece dell’1%, con una diminuzione delle vendite del 2% e un aumento dei prezzi del 3%.

A fronte delle difficili circostanze Syngenta si è difesa bene, scrive il gruppo nel comunicato. L’azienda ha anticipato presto la recessione dei mercati lanciando già nel febbraio 2014 un pacchetto di misure di risparmio.

Il risultato operativo si è ridotto del 13% a 1,84 miliardi di dollari. L’utile netto si è attestato a 1,34 miliardi di dollari, contro i 1,62 miliardi dell’anno precedente. Il dividendo rimarrà come l’anno prima a 11 franchi per azione.

La vendita dell’attività nel settore delle sementi ortive annunciata a settembre viene annullata. Lo stesso vale per il relativo riacquisto di azioni.

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