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Cina: 120 anni fa nasceva Mao, festa ma anche critiche

(Keystone-ATS) La Cina ha celebrato oggi il 120.mo anniversario della nascita di Mao Zedong, il “grande timoniere” che per milioni di cinesi resta un eroe e un simbolo benché il Paese si sia da tempo aperto all’economia di mercato. Fuochi d’artificio e spaghetti e riso per festeggiare, quindi, ma non senza sfumature critiche: in particolare da parte del presidente Xi Jinping, con l’avvertimento che il culto della personalità non è più di moda e che Mao non fu in fondo immune da “errori”.

Nella notte migliaia di ammiratori del padre della Cina moderna si sono radunati per una veglia vicino alla sua casa natale a Shaoshan, nella provincia centrale di Hunan, mentre i fuochi d’artificio illuminavano il cielo. Uno spettacolo pirotecnico durato quattro ore tra applausi, momenti di commozione e inchini ad una gigantesca statua del fondatore del Partito comunista cinese (PCC) cui Mao diede vita il primo di luglio del 1921 insieme ad altri dodici compagni.

La rivoluzione non è passata sotto silenzio neppure a Pechino, dove Xi Jinping e altri sei alti esponenti del Politburo si sono recati al mausoleo di Mao su piazza Tiananmen e gli hanno reso omaggio, inchinandosi tre volte secondo il rituale davanti al corpo esposto al pubblico in un sarcofago di cristallo. Ma poi Xi ha anche detto che Mao “non può essere venerato come un dio” e che qualche “errore” lo ha pur sempre compiuto. Anche se, ovviamente, secondo la vulgata ufficiale, i suoi meriti restano inalterati.

“I dirigenti rivoluzionari non sono dei, ma esseri umani – ha detto Xi durante un seminario citato dall’agenzia ufficiale Nuova Cina – Non si può venerarli come dei o impedire alla gente di segnalare i loro errori e correggerli solo per il fatto che sono dei grandi. Ma nello stesso tempo non si può condannarli completamente o cancellare ciò che hanno storicamente fatto solo perché hanno fatto degli sbagli”.

Attualmente la linea ufficiale di Pechino è che le azioni di Mao – sotto il cui potere non mancarono terrore, repressioni e sangue – sono state “giuste per il 70% e sbagliate per il 30%”. E Xi Jinping si è di fatto allineato a questo giudizio, evitando d’indire celebrazioni in grande stile attraverso il Paese, ma lasciando al comune di Shaoshan la facoltà di spendere ben 1,94 miliardi di yuan (290 milioni di franchi) per il “suo” eroe.

Perché se è vero che da tempo meriti e colpe del “grande timoniere” sono stati ben delineati, altrettanto certo è che la sua popolarità resta grande, soprattutto nelle campagne dove – negli ultimi anni – Mao viene mitizzato come un punto di riferimento da molti di coloro che denunciano il divario abissale tra ricchi e poveri della rampante Cina di oggi. E la corruzione endemica tra le file della nuova nomenklatura del gigantesco Paese asiatico.

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