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CN: “imprese responsabili”, approvato controprogetto “light”

Iniziativa "imprese responsabili", approvato il controprogetto KEYSTONE/ANTHONY ANEX sda-ats

(Keystone-ATS) All’iniziativa popolare “per imprese responsabili” va opposto un controprogetto. Lo ha deciso oggi il Consiglio nazionale, malgrado quello sul tavolo sia decisamente più blando di quello auspicato in un primo tempo dalla camera.

L’iniziativa, la cui raccomandazione di voto negativa è già stata approvata da entrambe le Camere, chiede alle imprese con sede in Svizzera di rispettare anche all’estero i diritti umani riconosciuti e le norme ambientali internazionali. Le società potranno inoltre essere chiamate a rispondere anche per gli atti delle aziende che controllano economicamente senza parteciparvi sul piano operativo.

Per combatterla, il Parlamento ha deciso di opporle un controprogetto. Due erano le opzioni: una che riprendeva le principali rivendicazioni degli iniziativisti, sostenuta dal Nazionale, e una “light” proposta dagli Stati, che non istituisce obblighi più estesi di quelli previsti a livello internazionale, in particolare vigenti in seno all’Ue.

Venerdì la conferenza di conciliazione aveva optato per la versione degli Stati e oggi il Consiglio nazionale l’ha approvata con 99 voti contro 91 e 6 astenuti. Decisivo è stato il sostegno di parte del gruppo UDC, che malgrado sia contrario al controprogetto non ha voluto che l’iniziativa fosse presentata da sola davanti a popolo e cantoni.

Spiegando le ragioni che hanno portato la conferenza di conciliazione ad approvare il controprogetto della Camera dei cantoni, Philipp Matthias Bregy (PPD/VS), a nome della commissione, ha spiegato che non si è voluto proporre un disegno (ossia la proposta iniziale del Nazionale) che corrispondesse a una legge d’applicazione dell’iniziativa.

Con la controproposta degli Stati la popolazione avrà poi una vera possibilità di scelta, ha aggiunto il vallesano. Ci sono poi considerazioni di “realpolitik”: l’unico progetto suscettibile di raccogliere una maggioranza in Parlamento è quello degli Stati, ha sostenuto Bregy.

Se a prevalere fosse stato il controprogetto del Nazionale, ha poi affermato Sidney Kamerzin (PPD/VS), saremmo stati l’unico Paese al mondo ad avere disposizioni così severe. Il rischio è che le multinazionali che hanno la sede nel nostro Paese la spostino all’estero, ha aggiunto.

La sinistra ha invece mostrato tutto il suo disappunto per la decisione della conferenza di conciliazione di sostenere la proposta degli Stati. È “polvere negli occhi” per far credere ai cittadini che si prende sul serio la questione ma in realtà non avrà alcun effetto sul comportamento delle multinazionali, ha sostenuto Baptiste Hurni (PS/NE). “Se bastasse fare un rapporto per cambiare la situazione, l’iniziativa non sarebbe mai stata lanciata”, ha aggiunto, invano, il neocastellano.

Il controprogetto degli Stati, approvato oggi dal Nazionale (deve ancora essere formalmente confermato dalla Camera dei cantoni), si limita a chiedere alle multinazionali di riferire ogni anno sulla loro politica in materia di diritti umani e contempla anche doveri di “diligenza” in materia di lavoro minorile ed estrazione di materie prime.

Il controprogetto iniziale del Nazionale riprendeva i principali elementi dell’iniziativa ma ne limitava l’applicazione alle società più grandi e limitava la loro responsabilità civile alle loro filiali controllate direttamente.

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