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CN: approvate mozioni per maggiore severità verso criminali

(Keystone-ATS) Dopo il caso della socioterapeuta uccisa a Ginevra mentre accompagna in “uscita educativa” un detenuto, il Consiglio nazionale ha deciso oggi di mostrarsi più severo nei confronti dei criminali pericoli e di favorire una migliore protezione delle vittime approvando tre mozioni.

Il primo testo, presentato da Natalie Rickli (UDC/ZH) chiede che anche i condannati all’internamento non abbiamo più la possibilità di ottenere permessi di “libera uscita”. La mozione è stata presentata due anni fa dopo dopo la fuga di un uomo condannato per violenza carnale e omicidio durante un permesso d’uscita, ma è tornata tristemente di attualità, ha detto la deputata zurighese.

Attualmente solo i detenuti condannati all’internamento a vita sono privati di uscite. Il divieto dovrebbe essere esteso anche agli “internati normali” con una normativa a livello nazionale perché queste persone costituiscono un pericolo per la popolazione e sono a rischio di recidiva, ha argomentato la Rickli citando diversi fatti di cronaca. Il Nazionale ha sostenuto la sua richiesta con 95 voti contro 79 e 4 astensioni.

Il testo di Viola Amherd (PPD/VS) chiede invece che venga modificato il Codice di procedura penale (CPP) in modo da poter mantenere in detenzione preventiva anche gli indagati pericolosi che delinquono per la prima volta. Attualmente per mantenere qualcuno in carcere preventivo, deve sussistere un pericolo di fuga, di collusione o di recidiva se l’autore ha già commesso in passato reati analoghi. Con questa norma, molti indagati pericolosi devono essere rilasciati perché al momento hanno commesso un solo reato. Una situazione ingiustificabile per il Nazionale, che con ben 164 voti contro 10 e 4 astensione ha approvato la mozione.

L’ultimo testo, approvato con 141 voti contro 35 e tre astensioni, chiede la possibilità per le vittime di reato di ricorrere contro le decisioni del giudice dell’arresto se il pericolo di recidiva o di messa in atto della minaccia proferita costituisce un motivo della carcerazione preventiva. Il Codice di procedura penale attualmente non consente alle vittime di opporsi quando il giudice dell’arresto (giudice dei provvedimenti coercitivi) non ordina la detenzione preventiva o dispone la scarcerazione dell’indagato. Solo il pubblico ministero ha la facoltà di impugnare la decisione e se vi rinuncia la vittima non ha possibilità di interporre ricorso, ha spiegato Andy Tschümperlin (PS/SV), autore della mozione.

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