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CN: bocciata abolizione dazi doganali su prodotti industriali

Il consigliere federale Guy Parmelin KEYSTONE/ALESSANDRO DELLA VALLE sda-ats

(Keystone-ATS) I dazi doganali sui prodotti industriali vanno mantenuti. Una loro abolizione causerebbe importanti perdite all’erario, non andrebbe a beneficio dei consumatori e indebolirebbe il potere negoziale della Confederazione.

Ne è convinto il Consiglio nazionale che, con 108 voti contro 83 e 4 astenuti, ha bocciato l’entrata in materia sulla modifica della legge sulla tariffa delle dogane proposta dal governo.

Questa proposta, ha spiegato il relatore commissionale Markus Ritter (PPD/SG), giunge nel momento sbagliato: la crisi del coronavirus ha avuto un forte impatto sulle casse della Confederazione, da una fase di eccedenza strutturale si è passati a una prospettiva di deficit e programmi di austerità non sono da escludere.

Considerando che il Consiglio federale non ha previsto compensazioni per i mancati introiti, stimati in 560 milioni di franchi all’anno, non è il caso di ridurre ora le entrate della Confederazione. A subirne le conseguenze sarebbero le spese non vincolate, come l’aiuto allo sviluppo, la formazione, l’agricoltura e l’esercito.

Il relatore commissionale ha anche messo in dubbio l’efficacia della misura: “negli anni ’90, quando erano stati ridotti i dazi sui prodotti agricoli, i consumatori non ne approfittarono”. La soppressione unilaterale dazi doganali sui prodotti industriali indebolirebbe anche il potere negoziale della Svizzera nelle trattative per nuovi accordi di libero scambio, ha fatto notare Samuel Bendahan (PS/VD).

Per la minoranza è invece adesso che occorre abolire questi dazi. “Bisogna sostenere ora le nostre imprese duramente toccate dalla crisi”, ha sostenuto Petra Gössi (PLR/SZ). Per Magdalena Martullo-Blocher (UDC/GR) è assolutamente necessario migliorare le condizioni quadro per le imprese per affrontare la concorrenza internazionale in modo da evitare la delocalizzazione e mantenere i posti di lavoro in Svizzera.

Si tratta insomma della misura più importante e di quella più utile per aiutare l’industria svizzera ad uscire da questa crisi, ha sostenuto il ministro dell’economia Guy Parmelin. Si tratta insomma di una “vera e propria riforma strutturale, che sarà utile sul lungo termine”, ha aggiunto, invano, il consigliere federale.

L’oggetto va agli Stati.

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