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CN: internamenti amministrativi, legge per riabilitare vittime

(Keystone-ATS) Le persone che sono state incarcerate o internate abusivamente in istituti su decisione delle autorità amministrative meritano di essere riabilitate. Con 142 voti contro 45 (essenzialmente deputati UDC), il Consiglio nazionale ha approvato l’istituzione di una nuova legge ad hoc che chiede uno studio scientifico del fenomeno. Ogni risarcimento finanziario viene però escluso. Il dossier passa agli Stati.

Fino al 1981 – ha spiegato Andrea Caroni (PLR/AR) a nome della commissione – in Svizzera le autorità tutorie hanno collocato molte persone – in gran parte giovani – in diversi penitenziari e istituti educativi a causa dello loro “condotta dissoluta”, “sregolatezza”, “alcoolismo” o per motivi analoghi. Questo avveniva semplicemente attraverso un atto amministrativo, senza una procedura giudiziaria e senza che gli interessati potessero chiedere a un giudice il riesame delle misure educative. Come conseguenza diversi individui vennero emarginati, discriminati e stigmatizzati a vita per essere stati in carcere: tutto questo senza peraltro aver mai commesso alcun reato.

“Questa pagina nera della storia svizzera non deve mai più ripetersi”, ha affermato Ursula Schneider Schüttel (PS/FR). Alcuni oratori hanno ricordato anche altri episodi poco brillanti, come il collocamento forzato dei figli di jenish, sinti e rom che fino al 1973 furono sistematicamente sottratti ai loro genitori e collocati presso genitori affidatari, istituti, cliniche psichiatriche e orfanotrofi.

La legge, nata da una iniziativa parlamentare dell’ex consigliere nazionale (oggi “senatore”) Paul Rechsteiner (PS/SG), ha lo scopo di riconoscere l’ingiustizia subita dalle vittime offrendo loro una riabilitazione. Lo scopo non è condannare i responsabili di allora, hanno sottolineato diversi parlamentari.

Il collocamento per decisione amministrativa, pratica oggi ritenuta scioccante, testimonia dell’incapacità della società di allora di occuparsi delle persone che vivevano al di fuori della norma. Le autorità svizzere hanno avviato il processo di riabilitazione nel 2012. Nel corso di una cerimonia a Hindelbank (BE), i rappresentanti della Confederazione e dei cantoni – a partire dalla consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf – hanno chiesto pubblicamente scusa per quanto successo.

Lo scorso aprile, Simonetta Sommaruga ha ribadito le scuse estendendole alle vittime di misure coercitive con scopi assistenziali. Si trattava principalmente di orfani e di bambini poveri collocati in famiglie d’accoglienza e presso contadini dove spesso dovevano lavorare duramente e subire gravi maltrattamenti.

Oltre a riconoscere il danno, la nuova “Legge federale sulla riabilitazione delle persone internate sulla base di una decisione amministrativa” chiede al governo di istituire una commissione d’esperti indipendente per provvedere alla “rielaborazione scientifica” di quanto accaduto. I risultati dovranno poi essere pubblicati.

L’UDC ha tentato invano di limitare l’oggetto dello studio alle persone collocate sulla base di una decisione amministrativa. Con 139 contro 44, la maggioranza ha però voluto includere anche altre misure coercitive a scopo assistenziale e di affidamento al di fuori del contesto familiare. Nel voto complessivo, i democentristi si sono opposti, senza motivare il loro rifiuto.

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