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Comitato “sì” al prezzo fisso del libro per mercato diversificato

(Keystone-ATS) Il prezzo fisso del libro è, secondo i suoi fautori, il mezzo più efficace per garantire la diversità culturale e i posti di lavoro. Rappresentanti di un vasto schieramento di partiti, dalla destra alla sinistra, hanno difeso le loro posizioni stamani a Berna. Alla conferenza stampa ha preso parte anche il comico Emil Steinberger in qualità di “guest star”.

Questa ampia alleanza, che prevale soprattutto nella Svizzera romanda, non è insignificante, ha dichiarato il presidente del PS Christian Levrat. Contrariamente agli oppositori del progetto in votazione l’11 marzo, i fautori hanno sottolineato che non affrontano la tematica in termini ideologici, bensì concreti.

I romandi, con un prezzo medio del libro superiore del 40% a quello praticato in Francia, hanno un’esperienza più lunga del mercato liberalizzato e delle sue conseguenze. Il bilancio è lungi dall’essere soddisfacente. Il numero delle librerie e degli editori è in costante diminuzione.

Sussiste anche una minaccia per l’impiego, ha asserito la copresidente del sindacato dei media Syndicom Danièle Lenzin. Nel 1995, nelle piccole e medie librerie nella Svizzera romanda lavoravano 1170 persone; erano soltanto 868 nel 2008. Anche i salari erano inferiori di quasi il 10% rispetto alla Svizzera tedesca.

Per lo schieramento del “sì”, si tratta prima di tutto di garantire una grande diversità dell’offerta. “Vogliamo conservare la ricchezza editoriale e culturale del nostro paese o dichiararci appagati di qualche grossa libreria o grande emporio, che offre soltanto ciò che si vende? Vogliamo dare un’opportunità a Kafka, Rilke e a giovani talenti, oppure unicamente a Harry Potter e Dan Brown?”, si è chiesto il democentrista vallesano Oskar Freysinger.

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